Berlusconi sceglie la Lega: “Sarò in piazza con Salvini”. Matteo: bene ora compatti

IL FUTURO DEL CENTRODESTRA Il Cavaliere scioglie la riserva e domenica parteciperà alla manifestazione di Bologna. Decisiva telefonata leader Carroccio. Ma in Fi strascico di veleni

Salvini-Berlusconi

Galeotta, pare, è stata una telefonata di Matteo Salvini. Alla fine la riserva è stata sciolta è così Silvio Berlusconi nel pomeriggio ha potuto confermare, nero su bianco in una nota, quello che già in mattinata aveva preannunciato il segretario del Carroccio: e cioè che domenica sarà in piazza Maggiore a Bologna con i leader di Lega e Fdi. E’ lo stesso ex premier a motivare la sua decisione. Dice di aver ceduto alle “pressioni” degli “elettori che in questi giorni hanno insistentemente chiesto una forte dimostrazione di unità del centrodestra”. Unità che – aggiunge – si è concretizzata ieri nella riunione dei capigruppo di Forza Italia, Lega Nord e Fratelli d’Italia, per il coordinamento della nostra azione parlamentare a partire dalla legge di stabilità”. Un coordinamento che – osserva il Cav – conferma “l’assoluta consapevolezza di poter vincere soltanto se uniti”. Difficile pensare che la suddetta riunione sia stata davvero la spinta finale per la decisione dell’ex premier. Oltre alla telefonata di Salvini, peraltro, pare che un’altra circostanza abbia favorito la scelta di scendere nella piazza leghista: nei giorni scorsi, infatti, l’avvocato Ghedini aveva sollevato il dubbio che nel frattempo potesse arrivare la richiesta di rinvio a giudizio per il Ruby ter. Se la notizia fosse giunta – viene spiegato – sarebbe stato più complicato per il leader azzurro presentarsi alla manifestazione.

Chi esprime soddisfazione è Matteo Salvini. “Sono contento. Un’opposizione finalmente compatta – dice – potrà liberare gli italiani dalla sinistra delle tasse e dell’invasione”. Fine dello psicodramma in Forza Italia? Nient’affatto perché il partito si è talmente diviso in fazioni sull’opportunità o meno che il Cavaliere andasse in piazza ospite di Matteo Salvini, che gli strascichi e le scie di veleno sono inevitabili. Anche perché in ballo c’è anche una questione di “gestione del potere”. Che, in questo caso, si traduce nella corsa a intestarsi l’interlocuzione con la Lega. A capo della fazione dei contrari si era schierato soprattutto il capogruppo al Senato, Paolo Romani. Non a caso tra quelli maggiormente presi di mira dal Carroccio durante le votazioni sulla riforma costituzionale perché ritenuto troppo “inciuciante” con il governo. Molti dubbi aveva anche il collega della Camera, Renato Brunetta, che però si è ammorbidito dopo aver tenuto a battesimo l’iniziativa del coordinamento sulla legge di Stabilità. Totalmente contrario il senatore Altero Matteoli, e anche Antonio Tajani, che sta giocando una sua partita anche personale nel Ppe, aveva messo in evidenza il rischio di toni eccessivamente anti-Merkel proprio ora che il Cavaliere ha ricucito con la Cancelliera. A cantare vittoria sono invece Licia Ronzulli e Daniela Santanchè, decisamente fautrici del dialogo con la Lega di Matteo Salvini. Più neutrali si sono invece mantenute la portavoce, Deborah Bergamini e la senatrice bolognese Anna Maria Bernini. In pressing per una partecipazione del Cavaliere, anche se un po’ più defilati, un gruppo di senatori tra cui il veneto Marco Marin e Augusto Minzolini.