C’è la coerenza, certo. E Silvio Berlusconi non solo da giorni ripete che non bisogna avere nessuna preclusione nello sfruttare gli strumenti a disposizione, ma rivendica senza alcun problema che la trattativa sul Mes fu fatta proprio dal suo governo. Non c’è da stupirsi, dunque, che sull’eventuale ricorso al Salva Stati senza condizionalità, Forza Italia vada in ordine sparso rispetto agli alleati. E, invece, le parole dell’ex premier determinano una spaccatura (e pure qualche sospetto) con l’asse sovranista Salvini-Meloni. Anche perché, era ormai dai tempi della manifestazione di piazza San Giovanni, che il centrodestra cercava di muoversi sempre in maniera coordinata. Invece già ieri Berlusconi, intervistato da Floris, aveva ribadito di considerare un “errore clamoroso” la rinuncia a 36 miliardi a tassi di interesse “inferiori a quelli di mercato” per “consolidare il sistema sanitario”.
Una posizione rilanciata e rafforzata oggi attraverso un intervento sul Giornale di famiglia. Sia Salvini che Meloni evitano di usare toni veementi nei confronti dell’ex premier, ma a ben guardare scelgono di dirgli in coro la cosa che forse più Berlusconi considera un insulto, ossia ‘sei come Prodi’, il suo arci nemico. Comincia di buon ora il leader della Lega. “Non è questione di tifoserie, non è un derby Milan-Inter. Non esiste un Mes senza condizioni. Il Mes è un fondo, Berlusconi o Prodi possono dire quello che vogliono, i trattati si leggono”, dice. E, poco più tardi, qualcosa di simile arriva da Giorgia Meloni: “Non sono d’accordo con Berlusconi”, “non è la prima volta” che accade, “massimo rispetto, ma lui è d’accordo con Prodi, io no”.
Dentro Lega e Fratelli d’Italia, d’altra parte, c’è chi legge la mossa del Cavaliere come un modo per cominciare ad offrirsi come stampella del traballante governo Conte che, prima a poi, su questo punto comunque dovrà essere chiamato alla prova del Parlamento. Da Forza Italia negano decisamente e, anzi, qualcuno prova ad accreditare la versione esattamente opposta: la posizione assunta dall’ex premier non fa altro che incunearsi nelle contraddizioni della maggioranza, di fatto rendendo Conte ancora più debole. Ma com’è noto, negli azzurri convivono perennemente due anime: una più filo leghista e l’altra che chiede di affrancarsi dal salvinismo senza se e senza ma. E, infatti, c’è anche chi vede lo zampino del ‘dialogante’ Gianni Letta dietro questa posizione da “responsabile” del Cavaliere.
E, tuttavia, c’è sempre un’altra lettura, ossia quella che vuole Silvio Berlusconi principalmente impegnato a tutelare i propri interessi: non a caso – viene fatto notare – la sua posizione è in linea con quella di Confindustria e quindi del mondo dell’imprenditoria a cui pur sempre appartiene. Inoltre, l’offerta di responsabilità non sarebbe tanto legata alla volontà di aiutare il governo Conte, quanto all’ambizione di conquistarsi un posto a tavola per l’eventuale governo del dopo, quello della ricostruzione. askanews