Berlusconi stoppa Mattarellum, ma Renzi tira dritto “incoraggiato” dai sondaggi

RIFORMA ELETTORALE  FI insiste sul proporzionale così non sarebbe costretta ad alleanza con Lega e Fdi, e aprirebbe strada a Grosse Koalition con il Pd

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Paolo Gentiloni ha separato con nettezza, nella conferenza di fine anno di giovedì, l’attività del governo dal confronto sulla legge elettorale, ma quest’ultimo nodo torna ad intrecciarsi con le leggi che l’esecutivo porterà in Parlamento a partire dal decreto sul Mps. Diversi quotidiani e siti specializzati hanno pubblicato proprie proiezioni sui possibili esiti di elezioni con il Mattarellum, il sistema proposto dal Pd. Le proiezioni divergono su chi sarebbe il partito otterrebbe più seggi (alcuni M5s altri il centrosinistra), poiché divergono i numeri dei sondaggi con le intenzioni di voto, ma tutti convergono su un punto: nessun partito o coalizione avrebbe la maggioranza alla Camera (316 seggi), ma si attesterebbe al massimo tra i 230 e i 250 seggi. Ovviamente sono proiezioni che potrebbero cambiare perché in un sistema con collegi uninominali a turno unico, basta una piccola variazione di voti per determinare grandi cambiamenti nei seggi.

RENZI CI CREDE Prendendo spunto dalle proiezioni Forza Italia ha ribadito il suo “no” al Mattarellum, con Maurizio Gasparri, Andrea Mandelli e Renato Schifani, che ammonisce il Pd a evitare “pericolose fughe in avanti”. FI insiste sul proporzionale puro, che non li costringerebbe ad una alleanza con la Lega e Fdi, e aprirebbe la strada ad una Grosse Koalition con il Pd dopo le urne. I dati sono stati invece considerati “incoraggianti” dal Pd, perché i sondaggi su cui si basano sono quelli immediatamente successivi al referendum, quando i Dem è arrivato al minimo della segreteria Renzi (appena sopra il 30%). Renzi è convinto che una coalizione che riprenda il programma delle riforma possa confermare i 13 milioni di sì al referendum, ed è pure convinto che Fi intenda fare “melina” sulla legge elettorale per sfibrare il fronte pro-maggioritario, costringendolo al proporzionale e ad arrivare al termine della legislatura. In effetti gli azzurri puntano molto sulla necessità – che verrà ribadita da Mattarella nel discorso di fine anno – di avere due leggi omogenee per Camera e Senato, cosa che avverrebbe con il proporzionale.

MPS Ma anche il Mattarellum lo era, ha osservato Renzi con chi gli ha parlato in queste ore, ed anche nel 1994 c’erano tre poli: Progressisti, centrodestra e Ppi-Segni. La variabile sono i partiti alleati del Pd, che assieme a lui sostengono il governo. Fabrizio Cicchitto di Ncd ha invitato ad attendere il pronunciamento della Corte costituzionale del 24 gennaio sull’Italicum, mentre Gianfranco Librandi (Civici), pur sostenendo un sistema maggioritario ha detto di considerare “un errore” le urne anticipate a giugno, come invece desidera Renzi. Questi invece è intenzionato a lanciare ai primi di gennaio una iniziativa per far aprire subito il tavolo. Queste tensioni potrebbero riflettersi sul governo che dopo la pausa natalizia dovrà difendere in Parlamento il decreto su Mps su cui oggi, alcuni esponenti del Pd hanno chiesto modifiche, estendendo le tutele per i risparmiatori di Mps anche a quelli delle quattro banche (Banca Etruria, Carife, CariChieti e Banca Marche) per le quali è stato fatto valere in parte il bail-in. Su quel decreto e sul Milleproroghe si dovrà evitare l'”assalto alla diligenza” che oltre a mettere in difficoltà il governo aumenta le tensioni tra i partiti.