Un secondo appuntamento, dopo quello del 28 settembre che aveva sancito ufficialmente il disgelo. Domani a Milano Silvio Berlusconi, Giorgia Meloni e Matteo Salvini torneranno ad incontrarsi. Il rendez-vous è previsto per il primo pomeriggio, verso le 15. Il luogo potrebbe essere lo stesso dell’altra volta: gli studi di via Rovani. Di certo, non Arcore perché la richiesta (avanzata dai leader di Lega e Fdi) è sempre quella di dimostrare una discontinuità con il passato. Tra il primo incontro e quello di domani, c’è stato il viaggio dell’ex premier negli Usa, una permanenza che si è conclusa soltanto oggi, dopo 12 giorni. Un periodo in cui molto si è vociferato delle reali condizioni di salute del Cavaliere, il quale era stato ricoverato per un malore al suo arrivo a New York e che, anche una volta dimesso, è dovuto rimanere sotto stretta osservazione medica. Il dato certo è che il leader azzurro si è eclissato per quasi due settimane, proprio quando ci si attendeva che cominciasse a mettere la faccia sulla campagna per il no al referendum così come deciso proprio nell’incontro con Salvini e Meloni. In molti, anche tra i suoi alleati, hanno scorto in questo comportamento la volontà di mantenere un profilo basso, non dimenticando che le aziende di famiglia (come Fedele Confalonieri ha praticamente ammesso) sembrano tifare a favore di una vittoria della consultazione referendaria.
Tanto che uno dei problemi che i due leader di Lega e Fdi vorrebbero porre all’ex premier domani è proprio quello del ruolo di Mediaset in questa campagna, a loro dire “troppo schiacciata” sul sì. Dal suo entourage assicurano che Berlusconi è convintamente schierato per il no e che darà il suo contributo. Compatibilmente con i postumi dell’operazione al cuore, e dunque senza tour de force o comizi troppo stressanti. “Sentiremo presto la sua voce, chiara, netta, limpida – garantisce Brunetta – rispetto al ‘no’ al referendum, rispetto a Forza Italia, al centrodestra e su cosa vogliamo dopo”. In programma, spiegano, dovrebbe esserci la registrazione di alcune interviste televisive. Domani con Meloni e Salvini si farà soprattutto il punto sulla campagna referendaria e su cosa accadrà il giorno dopo il 4 dicembre. Al post consultazione, d’altra parte, dovrebbe essere rimandata qualsiasi discussione sulle modifiche all’Italicum, nonostante l’imminente istituzione di un comitato da parte del Pd aperto anche alle indicazioni delle opposizioni parlamentari. C’è però un’altra grana di cui invece il leader azzurro si deve occupare in prima persona: lo scontro tra i big di Forza Italia e Stefano Parisi. L’ex candidato sindaco di Milano ieri, nel corso di un dibattito con Giovanni Toti promosso da ‘Il Giornale’, ha definito la classe dirigente del partito “non all’altezza”.
Parole che hanno mandato su tutte le furie la vecchia guardia che ora chiede la sua testa. In pubblico, tuttavia, la linea scelta è quella di commentare il meno possibile le parole di Mr.Chili, proprio con l’obiettivo di sminuire la sua importanza. Fa eccezione Altero Matteoli, secondo cui non ha “titoli per giudicare”, ma soprattutto Renato Brunetta, incontenibile nel rispondere alle critiche sulla sua riforma della Pubblica amministrazione. “Stefano Parisi, impegnato nel suo triste e fallimentare tour acchiappa gonzi e mal mostosi di Forza Italia, non ha forse studiato – afferma il capogruppo azzurro – le leggi e i risultati ottenuti dai governi di centrodestra in quasi 10 anni a Palazzo Chigi. Forse non ne ha avuto tempo, forse non glielo hanno consentito. Aprire bocca per attaccare la riforma Brunetta è indice non solo di pochezza intellettuale, ma soprattutto di pochezza politica”. Il dirigente però sembra intenzionato ad andare avanti per la sua strada e questo fine settimana sarà in Sicilia per continuare a esportare il modello “Megawatt” in giro per l’Italia. Nell’isola, peraltro, può contare su uno dei suoi principali sponsor azzurri: Gianfranco Micciché.