Bersani rompe gli schemi, candidato premier non per forza del Pd: “Serve un giovane Prodi”
TORMENTI DEMOCRATICI L’ex segretario blocca dialogo Pd-FI sulla legge elettorale. Governo ha carte in regola fino al 2018
Due giorni fa Bersani ha concluso un’intervista spiegando di essere alla ricerca di “un giovane Prodi”. Quella frase ha lasciato un po’ di sconcerto anche nella minoranza dem, sembrava quasi che intendesse scaricare Speranza. Non e’ cosi’, per la segreteria dem Bersani pensa sempre all’ex capogruppo del Pd alla Camera. E’ per il candidato premier che ha in mente un altro schema. E lo ha spiegato ai suoi fedelissimi. Intanto nei suoi ragionamenti parte da un assunto che e’ da tempo richiesta della minoranza: superare il ‘metodo Renzi’, ovvero e’ necessario che ci sia qualcuno che si occupi del Nazareno e un altro in corsa a palazzo Chigi. Per quest’ultimo ruolo l’ex segretario del Pd ha in mente gia’ alcuni nomi. Prima, seconda e terza scelta. E non e’ affatto scontato che il nome debba provenire dal Pd. Anzi. Dovra’ essere – questo il convincimento – il congresso del Pd a fare una scelta di campo.
SCHEMA DOSSIER RAI Un campo che non debba comprendere solo il perimetro del partito ma che sia piu’ largo. Un nome che tenga unito tutto il fronte del centrosinistra, che superi le attuali divisioni esistenti. Che vada al di la’ dei recinti in cui si stanno muovendo i vari Pisapia, Emiliano, Vendola o altri. Un progetto soprattutto ‘civico’. Ovvero che si apra al mondo dell’associazionismo. E’ uno schema che – ha confidato Bersani a suoi – lui stesso ha usato altre volte. Sia quando si e’ trovato a lavorare sul dossier Rai, sia quando ha dovuto dire la sua sulle scelte per la presidenza della Camera e del Senato. L’argomento della candidatura del Pd alla premiership sara’ ragione di dibattito piu’ avanti, ora all’ordine del giorno c’e’ la nuova segreteria e l’operato del governo che secondo Bersani ha tutte le carte per andare avanti fino al 2018. Cambiando l’agenda. Affrontando il tema del lavoro, delle modifiche ai voucher, della sanita’, dell’intervento dello Stato per soccorrere i lavoratori e i cittadini in sofferenza. Preparandosi a combattere la destra perche’ – e’ la tesi di Bersani – quando non ci sara’ piu’ Berlusconi, arrivera’ l’ondata sovranista che punta su una forte componente identitaria, sul ritorno al protezionismo, sulla paura dell’immigrazione.
BENE MINNITI La ricetta dell’ex segretario del Pd e’ sempre la stessa: chi ha di piu’ deve dare di piu’. Ricetta che a suo dire potrebbe essere ripresa nel momento in cui l’esecutivo dovesse essere costretto a fare una manovra correttiva: l’unico margine che l’Italia deve chiedere all’Europa e’ quello sugli investimenti, per il resto dovra’ fare i compiti in casa. Sul fronte interno Bersani plaude al piano migranti di Minniti, ritiene che non sia facile che ogni regione possa avere dei Cie, ma proprio per questo motivo – sostiene – occorre sostenere il programma del titolare del Viminale. Ma con gli esponenti del Pd a lui vicini l’ex segretario del Pd si sofferma soprattutto sullo stato del partito. Chiede umilta’, invoca un coinvolgimento piu’ ampio, affinche’ si abbandoni la strategia dell’autosufficienza. E blocca suol nascere il dialogo Pd-FI sulla legge elettorale: fare qualcosa contro i Cinque stelle non potrebbe che rafforzarli, sarebbe un autogol. E per il futuro “primarie aperte” per l’individuazione di una figura da lanciare per palazzo Chigi che tenga insieme le varie anime del centrosinistra. Ecco il motivo della ricerca di “un giovane Prodi”. Anche se, sottolinea Bersani con i suoi, sarebbe stato meglio dire “un nuovo Prodi” che, questa la sua convinzione, gia’ c’e’ e non e’ detto che provenga dal mondo della politica.