“Renzi è il segretario da tre anni: contro chi lo userà il lanciafiamme? Contro la sua segreteria?”. Perché la frase usata ieri da Matteo Renzi non è ovviamente andata giù alla minoranza che fa capo a Pierluigi Bersaniani. L’analisi non cambia: “Va ripensata l’idea di partito, e va cambiata anche l’azione di governo”. E questi saranno i temi che l’area Dem che si riunisce intorno all’ex segretario e al prossimo sfidante per la segreteria, Roberto Speranza, cercherà di sviluppare in un’assemblea convocata per dopo i ballottaggi. L’appuntamento è per venerdì 24, sicuramente a Roma, forse direttamente al Nazareno: lì si riuniranno dirigenti e amministratori locali dell’area bersaniana, con l’invito esteso anche a Gianni Cuperlo che oggi, sempre sul lanciafiamme renziano, ha fatto presente che anche su Wikipedia si precisa che l’arma è in disuso “perché più pericolosa per chi la usa”. I temi di politica economica sono stati già affrontati ieri in una riunione al Nens, il centrostudi di Bersani e Visco. E puntano a incidere sulla prossima legge di Stabilità, “perché lì si capisce a chi vuole parlare il Pd: a chi ha più bisogno, o si continua su una strada che qualche voto ce lo ha fatto anche perdere?”, spiega un bersaniano doc. E allora si parte con “il reddito di cittadinanza, un intervento sulle pensioni minime, e investimenti pubblici per creare lavoro, visto che il settore privato da solo non basta: la ripresa è più lenta di quello che si aspettava”.
E poi c’è l’assetto del partito, che deve essere “strutturato in maniera diversa sui territori”, ma che soprattutto ha bisogna di una “cura” più attenta di quella dedicatagli da Renzi: “Non te la puoi cavare con due vicesegretari, insistiamo nel porre il tema del doppio ruolo”. E di conseguenza, la candidatura di Speranza al congresso riguarderà solo la segreteria. Per la premiership ci sarà tempo. Ovvio, “la segreteria non può essere ostile al governo, ma neanche può essere appiattita e piegata su di esso”, spiega un parlamentare. Convinto che il tema inizi a fare breccia anche tra i renziani. Insomma, “vogliamo offrire un’idea di Pd diversa da quella di Renzi”, perchè “finché la destra è divisa puoi fare i giochetti, ma quando si ricompatta come a Milano le cose possono cambiare. E nel frattempo hai perso un pezzo dei tuoi elettori”, spiegano dalla minoranza. Sapendo che la piega della convention del 24 “dipende da come andranno i ballottaggi”, e che soprattutto “se al referendum passerà il sì Renzi si rafforzerà parecchio”. E il congresso, ammette un deputato della minoranza, “sarebbe una pura formalità”.