I ministri degli Esteri dell’Unione europea, riuniti oggi a Lussemburgo per il Consiglio Affari Esteri, hanno concordato di imporre sanzioni al presidente della Bielorussia, Alexander Lukashenko. Prima dell’avvio dei lavori del Consiglio, il ministro degli Esteri tedesco, Heiko Maas, ha scritto su Twitter di aver proposto “un nuovo pacchetto di sanzioni”, con misure contro Lukashenko, a fronte delle continue “violenze del regime” e degli “arresti di manifestanti pacifici”. All’inizio di ottobre, l’Ue ha imposto sanzioni a 40 personalità bielorusse, ma non al presidente, auspicando un suo impegno per il dialogo. Dunque, c’è accordo nel Consiglio Affari Esteri dell’Ue che nelle sue conclusioni ribadisce che le elezioni presidenziali del 9 agosto non sono state né libere né eque e che Aleksandr Lukashenko manca di legittimità democratica. Il Consiglio ribadisce il suo pieno sostegno alla sovranità e all’indipendenza della Bielorussia e sottolinea il diritto democratico del popolo bielorusso di eleggere il proprio presidente attraverso nuove elezioni libere ed eque, senza interferenze esterne.
L’Ue ridurrà la cooperazione bilaterale con le autorità bielorusse a livello centrale, aumenterà il suo sostegno al popolo bielorusso e alla società civile e ricalibrerà di conseguenza la sua assistenza finanziaria bilaterale. In linea con ciò, l’Unione europea ha immediatamente messo a disposizione risorse finanziarie aggiuntive per le vittime di violenza, le organizzazioni della società civile e i media indipendenti. Le conclusioni sottolineano che l’Ue è pronta a intensificare in modo sostanziale il suo impegno politico, la cooperazione settoriale e l’assistenza finanziaria alla Bielorussia, a condizione che le sue autorità rispettino i principi della democrazia, dello Stato di diritto e dei diritti umani, fermandola repressione e gli abusi, promuovendo un processo politico serio, credibile e inclusivo che si traduca in elezioni libere ed eque sotto l’osservazione dell’Osce e che fornisca garanzie per il rispetto dei diritti umani. Inoltre, l’Ue invita le autorità bielorusse a impegnarsi in un dialogo nazionale inclusivo ed è pronta a sostenere una transizione democratica pacifica con una varietà di strumenti, compreso un piano globale di sostegno economico per una Bielorussia democratica.
Ieri, come ogni domenica da due mesi a questa parte, arresti e repressione a Minsk nei confronti delle migliaia di manifestanti che protestano contro la contestata rielezione del presidente bielorusso. La polizia ha utilizzato cannoni ad acqua e granate assordanti per disperdere i dimostranti, ha riferito la portavoce del ministero dell’Interno, Olga Tchemodanova, senza fornire un bilancio delle persone arrestate. Secondo l’ong Viasna, invece, gli arresti sarebbero 150 in tutto il Paese. I media bielorussi indipendenti hanno diffuso le immagini di arresti e manganellate in quella che sembra essere la risposta più violenta a una manifestazione da metà agosto. La giornata di ieri ha registrato anche una mossa a sorpresa da parte di Lukashenko, che ha incontrato esponenti dell’opposizione in prigione: l’ufficio stampa della presidenza bielorussa ha diffuso le immagini di un incontro tra il contestatissimo capo dello Stato e 11 persone riunite attorno a un tavolo, in un carcere, appunto.
Tra questi c’è Viktor Babaryko, un ex banchiere vicino al colosso russo del gas Gazprom, considerato il principale sfidante alle elezioni dello scorso agosto, fino a quando è stato incarcerato e bandito dalla gara per la presidenza. Un breve video diffuso sempre dalla presidenza bielorussa mostra Lukashenko che parla agli oppositori, dicendo: “Sto tentando di convincere non solo i vostri sostenitori, ma tutta la società che bisogna guardare le cose con uno sguardo più ampio”. L’incontro sarebbe stato organizzato per discutere della riforma costituzionale, che negli auspici di Lukahsenko e della Russia dovrebbe portare a una soluzione della crisi nel Paese ex sovietico. “Non si dialoga nella cella di una prigione”, ha commentato dal suo esilio in Lituania la leader dell’opposizione, Svetlana Tikhanovskya, che rivendica la vittoria alle presidenziali.