Lukashenko ha dato il via libera alla nomina di un nuovo primo ministro, che va a sostituire Mikhail Myasnikovich, e di un cambio della guardia al vertice della Banca nazionale. Due posti chiave nella gestione del delicato momento, che ha costretto le autorità, pochi giorni fa, a varare una serie di misure decisamente invise agli imprenditori, ma anche alla gente comune. Come nuovo capo del governo è stato nominato Andrei Kobyakov, in precedenza capo dello staff presidenziale. Il primo vicepremier diventa Vasily Matyushevsky, che prende il posto di Vladimir Semashko, “retrocesso” alla carica di semplice vicepremier e affiancato con lo stesso incarico da Natalya Kachanova. A capo dell’amministrazione presidenziale arriva Alexander Kosinets, sino a poco tempo fa responsabile dell’amministrazione regionale di Vitebsk. A guidare la Banca nazionale arriva invece Pavel Kallaur, che va a rimpiazzare Nadezhda Ermakova.
Non è detto che il proposito del presidente russo si traduca in pratica, tuttavia il suo governo è dovuto correre ai primi ripari, con una serie di misure per bloccare la fuoriuscita di valuta forte dalle casse statali e dal Paese in generale. Fino al primo febbraio 2015 ci sarà una trattenuta del 30% sull’acquisto di valuta estera ed è passata dal 30% al 50% la quota obbligatoria di valuta dai loro profitti che gli esportatori devono vendere. Le elezioni presidenziali si terranno entro novembre 2015 e Lukashenko vuole che l’emergenza economica rientri prima di andare al voto. Non sarà facile: la Russia è proiettata verso una nuova fase di recessione e la Bielorussia difficilmente potrà dividere il suo destino dalla sorella maggiore ex sovietica. Nei primi 10 mesi del 2014, il Pil bielorusso è cresciuto dell’1,5% e le stime che volevano l’anno chiuso con un buon +3,3% erano basate su un netto miglioramento in termini di commercio estero, che non c’è stato. Le previsioni per il 2015 non sono ancora state approvate.