Il Comune di Genova ha esposto reclamo al decreto con cui il tribunale del capoluogo ligure ha ordinato, nell’atto di nascita di una bambina, la registrazione come genitore, oltre che della madre, anche della sua compagna.
Lo annuncia il Coordinamento Liguria Rainbow, rete di associazioni LGBT, ricordando in una nota che “la decisione del tribunale si basa su quanto prevede la legge 40/2004 all’art.8, per cui sono riconosciuti genitori del bambino, nato attraverso tecniche di procreazione medicalmente assistita, la coppia firmataria del consenso informato”.
“Questa norma in Italia -prosegue la nota del Coordinamento Liguria Rainbow- si applica per le coppie eterosessuali anche non coniugate, e non c’è ragione per cui siano escluse quelle omosessuali, come riaffermato dai giudici di Genova e, prima di loro, dai giudici di altre città, tra cui segnaliamo le sentenze di Pistoia e Bologna dello scorso luglio”.
“Negare il riconoscimento di una delle due donne come genitrice -si legge ancora nella nota- non cambierà nulla di questa realtà se non nel rendere più difficile la vita della bambina. La scelta del sindaco è meramente ideologica e rientra nel solco di decisioni nazionali mirate a negare il valore delle differenze.
Una politica che sceglie lo stigma, la colpevolizzazione e incita all’odio dell’altro: in questa direzione marciano molte esternazioni dei ministri Salvini e Fontana, il ddl Pillon e il decreto sicurezza”, conclude il Coordinamento Liguria Rainbow, che ha già indetto una protesta martedì 27 novembre davanti a Palazzo Tursi, sede del Comune, durante la seduta del consiglio comunale.