Cronaca

Blitz contro cosca Farao-Marincola, 169 arresti fra Italia-Germania

Nella operazione dei carabinieri del Ros e del comando provinciale di Crotone Stige, che ha disarticolato la cosca ‘ndranghetista Farao-Marincola, centinaia di arresti sono stati eseguiti in Italia e Germania e un mega sequestro di beni per 50 milioni. 169 gli indagati per associazione di tipo mafioso, tentato omicidio, estorsione, autoriciclaggio, porto e detenzione illegale di armi e munizioni, intestazione fittizia di beni, procurata inosservanza di pena e illecita concorrenza con minaccia aggravata dal metodo mafioso.I provvedimenti di custodia cautelare sono stati notificati dai carabinieri del Ros e da quelli del comando provinciale di Crotone in Calabria, Lombardia, Veneto, Emilia Romagna, Piemonte, Lazio, Toscana, Campania e in Germania. L’operazione ha toccato anche la politica: oltre al presidente della provincia di Crotone, sono stati arrestati altri amministratori pubblici locali.I provvedimenti scaturiscono da una attività investigativa, coordinata dalla procura di Catanzaro. La locale di ‘ndrangheta dei Farao-Marincola di Ciro’ (Crotone) aveva infiltrato il tessuto economico e sociale dell’area cirotana mediante un radicale controllo mafioso degli apparati imprenditoriali, operanti soprattutto nei settori della produzione e commercio di pane, della vendita del pescato, del vino e dei prodotti alimentari tipici, nonché nel settore della raccolta e riciclo sia di materie plastiche sia di rifiuti solidi urbani. Dal gip catanzararese sono stati emessi 13 ordini di custodia cautelare a carico di soggetti stabilmente dimoranti in Germania.

-Inoltre, è stato documentato il controllo e l’ingerenza mafiosa, grazie alla collusione di appartenenti alle amministrazioni pubbliche locali, anche nel settore dell’accoglienza dei migranti, dove è stata disvelata la riconducibilità alla cosca di una struttura immobiliare, adibita a centro di accoglienza profughi, gestita da una serie di cooperative compiacenti, i cui rappresentanti fungevano da collegamento con gli enti pubblici per ottenere finanziamenti e autorizzazioni. Il sodalizio otteneva sostanzialmente in esclusiva per le proprie ditte, la fornitura di beni e servizi ai migranti, accrescendo ulteriormente i propri introiti grazie anche al sistematico ricorso a fatturazioni gonfiate.Le attività, condotte dai carabinieri e coordinate dalla direzione distrettuale antimafia di Catanzaro, hanno accertato la peculiare strutturazione dell’organizzazione criminale che, diretta dal boss ergastolano Giuseppe Farao, aveva la sua base operativa nell’area di Cirò, Cirò Marina e comuni circostanti, dove è stata verificata anche l’operatività di due ‘ndrine satelliti: quella di Casabona (Crotone), facente capo a Francesco Tallrico, e quella di Strongoli (Crotone), facente capo alla famiglia “Giglio”. La locale di Cirò poteva inoltre contare su proprie emanazioni nelle regioni del nord Italia e della Germania.

L’assetto del sodalizio era espressione delle direttive impartite da Giuseppe Farao e – sottolinea gli investigatori – era orientato a privilegiare lo sviluppo imprenditoriale della cosca, affidato ai propri figli e nipoti e sviluppato attraverso il reperimento di nuovi e sempre più remunerativi canali di investimento economico, limitando al massimo il ricorso ad azioni violente ed evitando gli scontri interni ritenuti pregiudizievoli per la conduzione degli “affari”. Le indagini hanno consentito poi di ricostruire la ramificata rete di imprenditori compiacenti e collusi che ottenevano rapidi pagamenti dalle pubbliche amministrazioni, recuperi crediti, lavori e commesse, pubbliche e private, riconoscendo di contro al sodalizio, i più diversificati favori, dalle assunzioni, ai finanziamenti, all’elargizione di somme di denaro, contribuendo efficacemente e consapevolmente all’accrescimento del potere mafioso sul territorio. E’ venuto alla luce dalle indagini un sistema di controllo della produzione e distribuzione dei prodotti da forno, per cui i commercianti al dettaglio cirotani venivano costretti ad acquistare solo il pane prodotto dal forno di uno dei sodali e, nel contempo, gli altri concorrenti, mediante minacce, venivano allontanati dal territorio. Con identico modus operandi, il sodalizio si era infiltrato anche nella gestione di servizi funebri mediante la creazione di un’agenzia ad hoc. Analogo controllo nel commercio dei prodotti vinicoli sia in Italia che in Germania. Nello specifico è stata accertata l’operatività in Germania di un’articolazione della locale (nel land del Baden Wurttemberg e nel land dell’Assia), che sistematicamente riusciva ad esercitare pressioni, specie sui ristoratori calabresi presenti in territorio tedesco, al fine di indurli ad acquistare i prodotti vinicoli di imprese controllate dal sodalizio, agendo dietro la copertura di un’associazione di ristoratori italiani.

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