APERTURA

Bloccato il piano Albania: i 43 migranti tornano in Italia. La Corte di Roma rimanda tutto alla Ue

Stop immediato al trasferimento in Albania dei 43 migranti intercettati in mare e trasferiti nel centro di accoglienza di Scutari. La Corte d’Appello di Roma – Sezione Persona, Famiglia, Minorenni e Protezione Internazionale – ha sospeso ieri il giudizio di convalida dei trattenimenti, ordinando il rientro in Italia dei richiedenti asilo e rinviando il nodo legale alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea (CGUE). Un colpo a sorpresa per il governo Meloni, che nell’accordo con Tirana aveva visto un pilastro della lotta all’immigrazione irregolare.

Il verdetto: “Liberarli, i termini sono scaduti”

In 25 pagine di sentenza, i giudici hanno inchiodato le criticità del caso. Richiamando l’articolo 267 del Trattato Ue (TFUE), la Corte ha rimesso gli atti a Lussemburgo per verificare la compatibilità del trattenimento in Albania con le norme comunitarie. Ma il passaggio decisivo è un altro: “Impossibile rispettare le 48 ore per la convalida”, scrivono i magistrati. Per questo, citando la Consulta, hanno disposto la “liberazione immediata” dei migranti. Un precedente che rischia di travolgere l’intero impianto del memorandum con Tirana.

I fatti risalgono al 28 gennaio, quando 49 migranti (38 bengalesi, 8 egiziani, 2 gambiani, 1 ivoriano) erano stati portati in Albania dopo lo sbarco in Italia. Sei di loro – due minorenni, una vittima di tratta e un bengalese con un caso da riesaminare – erano già stati rimpatriati. Per gli altri 43, la Commissione territoriale per l’asilo aveva respinto le domande per “manifesta infondatezza”, aprendo la strada al trattenimento. Ma ora, dopo il via libera dei giudici al rientro, per Palazzo Chigi è un terremoto.

La replica a fuoco del governo

“Al lavoro per superare anche questo ostacolo”, la secca risposta di fonti vicine alla premier Giorgia Meloni. A inasprire il tono è il ministro per gli Affari Europei, Tommaso Foti (FdI): “La magistratura non può sostituirsi al governo nel decidere quali Paesi siano sicuri. Andremo avanti nel rispetto del mandato ricevuto”. Parole che tradiscono la frustrazione di un esecutivo messo con le spalle al muro dalle aule di giustizia.

Opposizione all’attacco

Dal Pd all’M5S, il coro delle critiche è unanime. “I centri in Albania sono un clamoroso flop. Meloni si rassegni», tuona Elly Schlein, segretaria dem, puntando il dito sui «milioni sprecati» (800 solo per strutture semi-vuote). Matteo Renzi (Iv) ironizza: «La premier paghi di tasca sua». Carlo Calenda (Azione) parla di «follia da fermare subito». I pentastellati Colucci e Maiorino (M5S) rincarano: «È un gioco dell’oca con i soldi pubblici. Il governo ha solo annunci e fallimenti».

Gasparri accusa i giudici

A infiammare il dibattito è l’intervento di Maurizio Gasparri (FI): «Boicottaggio inaccettabile delle politiche di sicurezza. La magistratura sfida i principi costituzionali». Un attacco che rivela la frattura tra governo e potere giudiziario, dopo la controversa modifica delle competenze dai tribunali alle Corti d’Appello – mossa letta dall’opposizione come un tentativo di «scegliersi i giudici».

Cosa succede ora

La palla passa alla CGUE, chiamata a pronunciarsi sul rispetto dei diritti Ue nell’accordo Italia-Albania. Intanto, i 43 migranti torneranno nel sistema di accoglienza italiano, mentre Meloni prova a correre ai ripari. Ma il fronte giudiziario rimane una mina vagante: negli ultimi mesi, analoghe richieste di convalida sono state bloccate, creando un precedente che potrebbe far saltare il banco.

Per il governo, è scontro totale: da un lato Bruxelles e le toghe, dall’altro la promessa di «porti chiusi» che tiene in piedi il consenso. Ma con l’opposizione pronta a trasformare ogni rimpatrio in un’arma politica, la partita migratoria rischia di finire in tribunale – anzi, a Lussemburgo – prima che a Palazzo Chigi.

Pubblicato da
Eleonora Fabbri