La prima tessera di partito l’ha messa in tasca a quindici anni, iscrivendosi al Msi. Oggi, dopo trentotto anni, Guido Castelli è sindaco di Ascoli Piceno e sulla sua tessera non c’è più la fiamma, ma la bandiera tricolore, essendo esponente di Fi. Un forzista a cui sta stretto l’attuale partito per ciò che sta vivendo al suo interno ma, allo stesso tempo, guarda con fiducia le mosse di Giovanni Toti e Giorgia Meloni. Castelli è pure presidente dell’Ifel, la Fondazione dell’Anci che assiste i Comuni in materia di finanza ed economia locale. Quindi ben conosce lo stato finanziario delle amministrazioni locali, non a caso accoglie positivamente la proposta del governo gialloverde di dare vita a una cedolare secca sulle locazioni commerciali. Misura definita da lui stesso “vitale soprattutto per i centri storici e i piccoli Comuni”.
Signor sindaco, quindi accoglie a braccia aperte la cedolare secca sulle locazioni…
“Partiamo dal presupposto che nei nostri Comuni, spesso e volentieri, la principale causa dei negozi sfitti e le saracinesche abbassate è soprattutto dovuta a una forte pressione fiscale. Se poi pensiamo che con il cosiddetto “Salva Italia”, le misure patrimoniali sulla casa hanno devastato quella che era la principale forma di risparmio degli italiani, la casa, per l’appunto, lo scenario è divenuto catastrofico. Qualche cifra: dall’Ici di Berlusconi a l’Imu di Renzi il gettito fiscale è passato da 9 miliardi di euro a 23 miliardi di euro. E così, in aggiunta a tutta una serie di conseguenze negative, s’è svalutato il patrimonio immobiliare, ricchezza di buona parte degli italiani. Sicuramente l’Imu ha rappresentato un forte disincentivo all’investimento in proprietà immobiliari. Per non parlare del fatto che in Italia oggi è quasi più conveniente non affittare per non avere neanche la rogna della complessità di un affitto che anche dal punto di vista fiscale viene taglieggiato da un livello di pressione esagerato”.
Si può addebitare a ciò anche la devitalizzazione dei centri storici delle città?
“Assolutamente sì. Perché il fenomeno delle locazioni commerciali mancate, degli immobili commerciali sfitti, si concentra soprattutto nei centri storici dove ci sono prezzi esorbitanti che fungono anche da meccanismo deflattivo del ricorso all’affitto. Quindi, una cedolare secca, per tornare alla questione, porterebbe innanzitutto alla mitigazione fiscale, e di conseguenza ai proprietari a locare a prezzi accessibili i loro negozi. Voglio ricordare che in corrispondenza con questa campagna devastante sulla posizione fiscale sugli Immobili, negli ultimi dieci anni sono stati chiusi circa il 12% dei negozi nei centri storici. Contestualmente, invece, abbiamo assistito a un aumento importante del commercio ambulante e anche dei punti vendita gestiti da stranieri”.
Stesso discorso, vale quindi per i piccoli Comuni…
“Certo. Senz’altro non può che migliorare la situazione dei piccoli centri. E le dirò di più. Si potrebbero aprire nuove opportunità di lavoro anche per i giovani, ridando slancio non solo all’economia ma alla realtà sociale dei piccoli centri e dei piccoli borghi sempre più devitalizzati”.
Dal fisco alla politica. Il crollo di Forza Italia.
“Oggi nel partito si ha la sensazione che è meglio far finta di niente e tirare a campare. Mentre, invece, dal 4 marzo nulla può essere come prima. Rispetto alla questione del centro-destra, dobbiamo cercare di rafforzare quanto più possibile la connessione per le altre due componenti, Fratelli d’Italia e la Lega. Io non ho dubbi che bisognerebbe pensare anche a contenitori nuovi e rigenerati. Bisogna guardare a nuove forze e soprattutto lavorare a un partito che consenta una partecipazione dal basso per costruire una classe dirigente”.
Antonio Tajani sta lavorando in questa direzione?
“Tajani sta cercando di fare ovviamente il possibile. Però mi sembra che ci sia ancora tanta confusione. Rischiamo di essere, in qualche modo, anche sovrapposti al Pd, rispetto al quale dobbiamo essere assolutamente alternativi. Ripeto, ancora non c’è chiarezza sulla strategia. Di certo è assolutamente necessario aprirsi, ascoltare le persone, le loro istanze. In merito c’è una forza attiva di amministratori locali e di cui io ne faccio parte, che sta lavorando per contribuire al rilancio del partito.