Scienza e Tecnologia

Bodleian Library di Oxford, il numero 0 risale al III secolo d.C.

Uno degli elementi che diamo per scontato ma in realta’ piu’ innovativi della matematica, che mancava ad esempio ai romani, era il numero O nelle sue infinite applicazioni. Finora si riteneva che l’esempio piu’ antico dell O risalisse al 628 d.C. ad opera di un matematico indiano che avevano preso il concetto, ma non il numero, dai greci che lo indicavano con la lettera greca per omicron, che stava a significare ‘ouden’ ossia “il nulla” ma non veniva ancora affiancato ai numeri arabi che oggi usiamo, per le decine ed i multipli. Ora nella celebre Bodleian Library di Oxford e’ stato trovato un esempio ancora piu’ vecchio in un manoscritto indiano che secondo la datazione al carbonio risale al III o al IV secolo. Il primo O si trova nel cosiddetto manoscritto Bankshali che precede l’esempio piu’ antico finora noto, inciso nel tempio indiano del forte dii Gwalior nel VII secolo. Il manoscritto Bankshali venne trovato nel 1881 da un contadino nel villaggio di Bankshali, che oggi e’ parte del Pakistan (dopo la partizione del 1947 alla fine del Raj britannico). Venne acquistato dall’indologo Rudolf Hoernle che lo regalo alla Bodleian nel 1902. Nel manoscritto viene indicato come un punto dalle dimensioni accentuate, pieno e non ancora con lo spazio come nell’attuale O. In Europa lo 0 e l’attuale numerazione e’ stato importata dagli arabi che lo chiamavano ‘sifr’ (il vuoto, come il nulla dei greci, tradotto in latino per assonanza con zephirum, zefiro) che a loro volta lo avevano preso in prestito dagli indiani.

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