La questione intercettazioni torna di attualità. Il ministro della giustizia, Alfonso Bonafede rispetto alle chat su WhatsApp tra magistrati, emerse dalle carte dell’inchiesta di Perugia e riportate dal quotidiano La Verità di giovedì, in cui si parla del leader della Lega Matteo Salvini, all’epoca ministro dell’Interno sulla questione migranti, ha dichiarato: “C’è una indagine che ha portato a intercettazioni che sono state inviate anche al ministro per la valutazione dell’azione disciplinare nei confronti dei magistrati coinvolti. Le intercettazioni sono tante, non mi posso esprimere, l’ispettorato sta valutando, e all’esito verrà presa una decisione”. Poche ore prima Salvini con un messaggio su Facebook e una lettera rivolta al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella si era lamentato sostenendo di essere perseguitato dalla magistratura.
“Che dire? Questi sono alcuni gentili magistrati intercettati e agli atti… – aveva detto Salvini – ‘bisogna attaccarlo anche se ha ragione, gli italiani sono con lui…Salvini è una merda’. Questo è il mio fascicolo processuale, il capo di imputazione di cui dovrò rispondere e lo farò in totale serenità, è sequestro di persona aggravato e continuato per aver privato della libertà personale 131 migrati a bordo della nave Gregoretti nel luglio 2019…. Per quattro giorni. Io mi chiedo: con quale serenità si potrà esprimere la giustizia italiana?”.
“Giustamente il giudice Nordio afferma che il correntismo ha sempre contraddistinto la magistratura. E aggiungo io anche i partiti – ha detto Fabio Rampelli, vicepresidente della Camera e deputato di Fdi -. Sarebbe meglio non appaltare alle correnti la dialettica democratica, ma quando il correntismo diventa modalità maldestra di lottizzazione del potere, strumento becero di occupazione delle istituzioni e monopolio assolutistico degli spazi pubblici da parte di chi ricopre un ruolo costituzionale, allora c`è da preoccuparsi. Anche perché si va ben oltre la fisiologica natura del correntismo”. Per l’esponente del partito della Meloni, in sostanza, “quello che emerge dalle conversazioni tra componenti del Csm è ben altro. Si configura come atto sovversivo, al netto della volgarità e della rozzezza che certo nessun cittadino si aspetterebbe da chi fa parte dall`organo di autogoverno della magistratura italiana, presieduto dal Capo dello Stato”.
Secondo Rampelli “l`imbarazzo del Colle è pari alla rabbia che si prova rispetto a questa caduta indegna del senso dello Stato. La riforma del Csm e della giustizia che avrebbe dovuto realizzare con urgenza Bonafede dopo lo scandalo Palamara – sottolinea – non è più differibile. Ne va della credibilità della gloriosa magistratura italiana, sfigurata da giochi sempre più squallidi che devono per forza vedere revisionate le regole interne”. Certo, conclude, “per fare un profondo restauro delle regole generali senza snaturare la nostra Costituzione, sottraendoci al delirio delle risse parlamentari, occorrerebbe un`Assemblea costituente. Ma sarebbe una scelta per statisti mentre imperversano i saltimbanchi”.