Politica

Bonafede: ora riforma Csm non può più attendere. FI: “Annunci, sono passati 12 mesi”

Ora tutti chiedono la riforma del Consiglio superiore della magistratura dopo lo tsunami, generato dallo scandalo sulle nomine pilotate al Csm, e sembra non finire mai. A cominciare dal ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede: “Il vero e proprio terremoto che sta investendo la magistratura italiana dopo il “Caso Palamara” impone una risposta tempestiva delle istituzioni. Ne va della credibilità della magistratura, a cui il nostro Stato di diritto non può rinunciare” dice il Guardasigilli, annunciando che “questa settimana porterò all’attenzione della maggioranza il progetto di riforma, su cui tra l’altro avevamo già trovato un’ottima convergenza poco prima che scoppiasse la pandemia”.

Al centro del progetto, spiega Bonafede, “ci sono un nuovo sistema elettorale sottratto alle degenerazioni del correntismo; l’individuazione di meccanismi che garantiscano che i criteri con cui si procede nelle nomine siano ispirati soltanto al merito; la netta separazione tra politica e magistratura con il blocco delle “porte girevoli”. Si tratta di leggi di cui si parla da decenni: innovazioni non rinviabili su cui le istituzioni non devono dividersi ma, al contrario, devono compattarsi. Anche perché non sono norme “contro” la magistratura ma a tutela della stragrande maggioranza di magistrati che ogni giorno, con passione e professionalità, lavorano per la tutela dei diritti di tutti i cittadini. Sono quei magistrati che non meritano di essere trascinati in un vortice di polemiche che mira a fare di tutta l’erba un fascio.

Riforma del Csm è urgente anche per il ministro per i Rapporti con il Parlamento e le Riforme, Federico D’Incà. “Non possiamo permettere che la credibilità e l’autorevolezza della magistratura vengano minate da fatti come quelli emersi dal caso Palamara – afferma l’esponente pentastellato dell’esecutivo -. Per dissipare tutte le ombre e le opacità è urgente intervenire con la riforma del Csm come annunciato dal ministro Alfonso Bonafede”, spiega l’esponente pentastellato dell’esecutivo. “C’è bisogno di una riforma del Csm”. Ne è convinto pure il segretario del Pd, Nicola Zingaretti, secondo il quale “è colpa della politica non averla fatta”. Quindi il prossimo passo “deve essere, in tempi rapidissimi una riforma del Csm”. 

“Da Alfonso Bonafede solo annunci su annunci. Adesso la priorità del ministro della Giustizia è nuovamente la riforma del Csm: un anno fa di questi tempi, nei giorni dell’esplosione del caso Palamara, aveva promesso la stessa iniziativa” ribatte dal fronte dell’opposizione Matilde Siracusano, deputata di Forza Italia e membro della Commissione Giustizia di Montecitorio. “Allora era Guardasigilli del governo gialloverde, oggi ricopre lo stesso ruolo nell’esecutivo giallorosso – ricorda la parlamentare azzurra -. Sono passati 12 mesi e di questo progetto neanche l’ombra: medesimo destino della tante volte evocata riforma del processo penale. Le uniche `conquiste’ di Bonafede a Via Arenula restano lo stop alla prescrizione dopo il primo grado di giudizio e la regolamentazione del guardonismo di Stato con l’uso indiscriminato dei trojan. Un bottino magro, il raccolto di un non credibile giustizialista da quattro soldi”, conclude la Siracusano. Nella caos irrompe anche l’avvocato Carlo Taormina: “Se Mattarella non scioglie il consiglio superiore della magistratura è reo di attentato alla Costituzione per mancata garanzia del principio della separazione dei poteri e per favoreggiamento della corruzione nell’organo di autogoverno. Magistrati nella melma della corruttela. Magistratura marcia dentro”

CSM A PEZZI

Venerdì dopo quasi 10 ore di Comitato direttivo centrale, hanno rassegnato le dimissioni il presidente dell’Anm, Luca Poniz, e il segretario generale, Giuliano Caputo. All’ordine del giorno c’era la mozione con la quale Magistratura indipendente chiedeva l’anticipo a luglio delle elezioni del Comitato (fissate per il 18, 19 e 20 ottobre prossimi dopo il primo rinvio legato all’emergenza coronavirus), motivandolo con la pubblicazione di alcune conversazioni del ‘caso Palamara’ che avrebbero di fatto delegittimato la Giunta coinvolgendo alcuni suoi componenti. La discussione è andata avanti a lungo e ha visto emergere posizioni sempre più distanti, con la decisione degli interi gruppi di Area (di cui fa parte Poniz) e di Unicost (di cui fa parte Caputo) di uscire dalla Giunta. Nella votazione finale l’anticipo delle elezioni è stato respinto (19 no, 7 sì e 8 astenuti) mentre il Cdc è stato aggiornato a lunedì 25 maggio alle 19.

Segui ilfogliettone.it su facebook
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Se avete correzioni, suggerimenti o commenti scrivete a redazione@ilfogliettone.it
Condividi
Pubblicato da