E’ sempre stato contrario a un accordo con la francese Air France mentre è favorevole alla fusione tra Ita e la tedesca Lufthansa. Come è anche d’accordo con il ministro Giorgetti quando dice che senza sviluppo dell’Ita non si può parlare di nuove assunzioni. Raffaele Bonanni, oggi 75enne, conosce bene la vicenda Alitalia. Per ben otto anni è stato alla guida della Cisl, quindi tra i protagonisti della storia socio-economica del nostro paese.
Bonanni, l’antitrust europeo ha detto sì all’operazione Ita-Lufthansa
“Personalmente sono molto d’accordo, si poteva fare anche prima, però tutto sommato il tempo che passa non viene per nuocere. Speriamo che hanno fatto accordi non solo sull’assetto societario, certamente la prima cosa necessaria, ma anche per i nostri interessi”.
Cosa intende per “nostri interessi”?
“Le faccio un esempio. Ai tempi dell’ipotizzato accordo tra Alitalia e Air France, mi sono sempre opposto all’allora premier Prodi, favorevole a questa intesa. In modo particolare, per la questione hub, perché i francesi ne hanno uno solo, Parigi. E unificarci con Parigi significava che ogni operazione intercontinentale ci faceva passare per Parigi, rendendo l’Italia marginale. Infatti, sin da allora non ero d’accordo con i francesi ma ero favorevole proprio a un’ipotesi tedesca. Spero che queste questioni vengano chiarite bene, definendo anche hub Milano e Roma, per esempio, perché è questo che interessa l’Italia, le altre cose sono chiacchiere. Quindi, meglio tardi che mai, sono contento, finalmente”.
Invece perché era favorevole a una fusione con i tedeschi?
“Innanzitutto, perché tenevano in considerazione i nostri scali come hub. Ma soprattutto, perché in Germania le aziende hanno una rappresentanza anche dei lavoratori nel consiglio di amministrazione. Quindi in Italia, per la prima volta, ci troveremo un’azienda dove i dipendenti avranno la loro voce in consiglio di amministrazione. Nelle grandi aziende tedesche, hanno uno dei fulcri dell’economia sociale di mercato, con la partecipazione dei lavoratori a decisioni delle imprese, e quindi credo che i sindacalisti italiani dovrebbero gioire di questa nuova opportunità”.
Prima di parlare di nuove assunzioni, per il ministro Giorgetti bisogna parlare di “sviluppo Ita”. E’ d’accordo?
“Lui ha ragione, è una persona ragionevole. L’Italia non è un paese qualsiasi. Siamo leader nel turismo, lo potremmo pure raddoppiare. Ma va detto che molte cose non funzionano, per dire una, non ci sono grandi sistemi intermodali di collegamento, per non parlare dello stesso trasporto aereo. Quindi se aggiustiamo le cose, e aggiustiamo le questioni di collegamento, di terminalità e così via, perché i tedeschi non devono impegnare soldi? I miei colleghi la devono vedere così, la loro battaglia è questa. Intanto, il fatto che si stabilizzano gli attuali lavoratori è già importante”.
Una cosa sembra certa, questa nuova compagnia non può diventare un carrozzone come fu l’Alitalia.
“Purtroppo, alcuni l’hanno preferito così. Partivano e sparivano molti soldi da quel banco. Pantalone è sempre generoso, tanto dà i soldi degli altri. Quando invece c’è un’impresa vera, dei soldi conta pure i centesimi”.
A proposito di Alitalia, in estrema sintesi, perché è sparita?
“Le aziende pubbliche sono aziende come quelle che abbiamo conosciuto nei paesi comunisti. Si produce inefficienza perché ciascuno in ogni posizionamento che ha vuole ricavare soldi non sudati per se stesso, e sfugge ogni controllo. La concorrenza è importante e un’azienda pubblica deve tenerla in considerazione”.