Arrivano le ruspe a Caivano. Dopo gli annunci, il governo Meloni passa ai fatti. E i fatti sono che ieri alle 9 è iniziata la “bonifica massiva” del centro sportivo Delphinia e del teatro Caivano Arte nel comune dell’area metropolitana di Napoli. Gli specialisti del genio dell’Esercito, in particolare, procederanno alla rimozione del materiale biologico potenzialmente infetto, come le siringhe e alla relativa disinfezione dell’intera area del “Parco Verde”. Il centro, infatti, da anni è luogo di ritrovo di tossicodipendenti. Poi verranno rimossi rifiuti di ogni genere, i ricoveri di fortuna, il materiale inerte e sistemate le aree a verde oggi ridotte a tappeto di erbacce. Questo primo intervento dovrebbe durare circa un mese. Poi seguirà l’abbattimento e la ricostruzione delle strutture sportive, con la nascita anche del centro polifunzionale, finanziato da risorse del MiC, circa 2 milioni di euro, per dotare Caivano e il quartiere “Parco verde” di biblioteca e di un luogo per fare cultura.
“Abbiamo iniziato da qui perché si deve dare un segnale importante di ripristino di quella che è stata una importantissima realtà per il territorio di Caivano – ha commentato il commissario per la riqualificazione, Fabio Ciciliano -. Lo Stato qualche volta si è un po’ allentato ma è sempre stato presente e adesso riprende in mano il proprio territorio e quindi ovviamente restituisce alla collettività, nel più breve tempo possibile, un manufatto rimesso a nuovo”. Caivano è un comune di 37mila abitanti alle porte di Napoli. E il “Parco Verde” è considerato la piazza di spaccio più grande d’Europa. Per meglio capire, tre settimane fa, è scattata una vasta operazione delle forze dell’ordine proprio nel quartiere “Parco Verde”. Si è trattato di un controllo straordinario ad “Alto Impatto” che, per la prima volta, s’è svolto in contemporanea con oltre 400 operatori delle diverse forze dell’ordine che hanno eseguito numerose perquisizioni e identificazioni di persone e veicoli sospetti. Sono stati sequestrati, tra l’altro, molotov, 150 proiettili, anche da guerra (colpi per kalashnikov) e due armi sceniche. Sequestrato un appartamento adibito a piazza di spaccio con materiale di confezionamento per la droga.
E dire che il quartiere era nato negli anni ‘80 come simbolo di rinascita e speranza, per dare una casa a oltre 300mila sfollati. Abitazioni che avrebbero dovuto essere provvisorie, per poi essere riqualificate e assegnate, e che invece sono diventate permanenti. Con il tempo qui si sono annidati i clan ed è proliferato il commercio degli stupefacenti. Diversi i casi di cronaca avvenuti tra questi edifici, diventati tristemente noti: dalla morte di Fortuna Loffredo nel 2014, agli stupri di gruppo ai danni di due minorenni emersi nell’agosto di quest’anno. E proprio per quest’ultimo caso, martedì scorso i carabinieri hanno eseguito nove provvedimenti restrittivi nei confronti di sette minorenni e di due maggiorenni, in seguito allo stupro delle due cugine di 10 e 12 anni. “Il territorio di Caivano sarà radicalmente bonificato” aveva promesso lo scorso 31 agosto la premier Giorgia Meloni, dopo aver incontrato il parroco, don Maurizio Patriciello, e dopo un confronto con il Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica. “Partendo da questo territorio oggi noto per le sue problematiche – aveva sottolineato – l’obiettivo è che domani sarà un modello: da problema a esempio”.