Nessuno sa quando arriverà nelle tasche dei lavoratori autonomi il tanto discusso bonus di seicento euro. Né i sindacati, né tanto meno, i beneficiari. Partite Iva che hanno già da tempo chiuso uffici e saracinesche e che si ritrovano quasi a fine mese senza aver incassato un euro ma a sborsare, a presto, i soldi per gli affitti e per pagare le bollette. Le uniche certezze che il governo Conte 2 ha certificato sono: niente click day e stop alle tasse di marzo, aprile e maggio ma che dovranno essere pagate il prossimo 30 giugno e non si sa con quali soldi. Non occorre sfera di cristallo per capire che in questo periodo la gente si sta indebitando per campare. E pensare che il 30 giugno prossimo i lavoratori autonomi metteranno tra le uscite principali quelli per pagare le tasse, appare ipotesi ardua. Stessa musica suona per i mutui bancari.
In estrema sintesi, uscite rinviate ma senza registrare nessuna entrata. Eloquente il presidente del Consiglio nazionale dei commercialisti, Massimo Miani: “La proroga di tutti i versamenti, nel frattempo scaduti lunedì 16 marzo, e degli adempimenti fiscali e contributivi viene disposta con un notevole ritardo rispetto alla tempistica segnalata come opportuna ed è configurata in modo da non impedire il sorgere di una crisi di liquidità di professionisti, imprese e lavoratori dipendenti”. Una dichiarazione che sembra tracciare un destino già segnato. Per dare una dimensione, tra professionisti a gestione separata, artigiani e commercianti, parliamo di oltre 4 milioni di lavoratori autonomi che rischiamo di perdere 9 miliardi di euro e ogni attività.
Insomma, nessuno stipendio per mantenere la famiglia, solo il contributo di 600 euro per il mese di marzo, quando arriverà, ripetiamo. E dire che un’apprendista, invece, grazie alla cassa in deroga dovrebbe riuscire a guadagnare di più del suo titolare. È tutto qui il paradosso di autonomi, partite Iva, professionisti che si trovano a fare i conti con misure che vengono ritenute in larga parte insufficienti. “Non sappiamo come andrà a finire, neanche i patronati sanno nulla sui tempi di erogazione – ci dice Lucia Grossi della Uiltemp -. Di certo serviranno una serie di decreti attuativi, di circolari che ancora non sono usciti. I lavoratori ci chiamano ma purtroppo non abbiamo risposte certe”. E a proposito di burocrazia, l’Agenzia delle Entrate comunica, in merito alle misure del dl ‘Cura Italia’, di aver istituito il codice tributo “6914” per l’utilizzo in compensazione, tramite modello F24, del credito d’imposta per botteghe e negozi, previsto proprio dal decreto del 17 marzo 2020. È già un inizio.
Ma di quando arriveranno i soldi, 600 euro, nessuna traccia. Come nessuna traccia c’è nel relativo decreto, il ‘Cura Italia’. “È una misura limitata, sia dal punto di vista quantitativo, sia perché c’è tutta una platea di lavoratori autonomi che non è coperta come tutte le professioni ordinistiche, per dirne una, non c’è nulla nel decreto” ci dice Silvia Simoncini, segretaria NidiL Cgil che, allo stesso tempo lancia l’allarme per tutti quei lavoratori del turismo e dello sport. “Settori – evidenzia la dirigente sindacale – che ad emergenza finita avranno certamente un rallentamento per una ripresa”. E sui tempi di erogazione: “Finora non ho visionato neanche la circolare illustrativa per come verranno presentate le domande e conseguentemente come verranno lavorate e la tempistica”.