Molto più staccata la Spagna, con circa 420 milioni di euro di vendite oltre frontiera. Tra le ragioni di questo divario vi sono i prezzi medi all’export: 17,1 euro/litro per i francesi (25,3 euro/litro nel caso dello Champagne) contro i 3,57 dei nostri spumanti (3,59 euro/litro per il Prosecco, 3,42 euro/litro per l’Asti) e i 2,55 degli spagnoli (3,11 euro/litro i Cava). “Nel mondo è soprattutto grazie agli spumanti se i consumi di vino sono in crescita – spiega Denis Pantini, responsabile Wine Monitor di Nomisma -. Solo negli ultimi dieci anni, il consumo di sparkling è aumentato di oltre il 30% contro una percentuale che, per quanto riguarda il vino nel suo complesso, non è andata oltre il 5%. Contestualmente, anche gli scambi internazionali sono cresciuti di oltre il 60% in valore e l’export di spumanti italiani è andato ben al di là di questa performance: +242%”.
Lo scatto delle esportazioni italiane è avvenuto con la crisi economica: cercando sempre di più prodotti di qualità ma a prezzi più convenienti, i consumatori hanno rivolto la propria attenzione verso gli sparkling italiani a discapito dei francesi. “Fino al 2008 – ha proseguito Pantini – le quantità di spumante italiano esportato erano meno del 70% del corrispondente francese per poi riuscire nel sorpasso dall’anno successivo ed arrivare a chiudere il 2015 con volumi pari ad una volta e mezzo quelli degli spumanti transalpini”. Circa l’80% dei quantitativi esportati dall’Italia fa riferimento a spumanti Dop, al cui interno il ruolo di attore protagonista spetta al Prosecco. Ha invece sofferto l’Asti che, al contrario, dal 2009 ad oggi è calato nei volumi venduti oltre frontiera di oltre il 30%. I mercati dove il Prosecco sta conoscendo un vero e proprio boom sono il Regno Unito, gli Stati Uniti, la Svizzera, il Canada e i paesi Scandinavi mentre l’Asti sta subendo una riduzione delle vendite soprattutto in Russia, Germania, Stati Uniti e Giappone.