Ancora una giornata nera per i mercati azionari europei. L’effetto Brexit dopo il venerdì nero continua anche oggi con gli investitori che scappano dalle azioni per cercare lidi sicuri alla liquidità. L’indice Eurostoxx 660 al termine della seduta accusa un calo superiore al 4%. L’effetto è che in appena due giorni i mercati azionari del vecchio continente mandano in fumo circa mille miliardi di euro. Per i mercati azionari tuttavia non ha pesato solo il referendum britannico. L’indice Pmi americano sui nuovi ordini ha registrato il valore più basso degli ultimi quattro anni alimentando i flussi di vendita sulle borse. Scorrendo i listini Milano si conferma maglia nera in Europa con l’indice Ftse Mib che lascia sul terreno il 3,75%. Perdite che sfiorano il 3% a Londra, Parigi e Francoforte mentre contiene il ribasso a un -1,44%. Banche sottotiro su tutti i listini. A Piazza Affari tonfi superiori al 10% per Mps, Banco Popolare, Intesa Sanpaolo e Mediobanca. Alla City il titolo Barclays accusa un crollo di quasi il 18%, Rbs -15% e Lloyd Banking Group -11%. Si fermano a ribassi del 6% Deutsche Bank a Francoforte, Bnp Paribas a Parigi mentre Societe Generale lascia sul terreno oltre l’8%. Gli analisti del Credit Suisse sottolineano che dopo i nuovi ribassi il prezzo delle azioni è diventato “cheap” a differenza degli asset più sicuri. Anche oggi in Europa c’è stata la corsa all’acquisto dei bond governativi dei paesi core.
Su tutti il Bunjd tedesco a 10 anni che tocca il nuovo minimo storico con un rendimento negativo dello 0,11%. Ben acquistati anche i bond dei paesi periferici, in particolare il decennale spagnolo che vede scendere il rendimento al livello del Btp all’1,42%, azzerando dopo molti mesi lo spread tra Italia e Spagna. Il voto britannico mette l’Europa in territorio sconosciuto – scrivono gli analisti di Ubs – aumentano l’incertezza e i rischi di indebolimento economico. “Riteniamo che l’Europa non sia preparata ad affrontare questa sfida” il commento degli analisti della banca svizzera secondo i quali la Bce ancora una volta “sarà la prima linea di difesa” fino a quando non emergerà un consenso tra i capi di Stato su come superare questa difficile fase. Per Cassa Lombarda “in un contesto di forte incertezza politica, il comportamento delle banche centrali sarà fondamentale per dare fiducia agli investitori. La Bank of England presumibilmente sarà costretta ad adottare una politica monetaria più accomodante nei prossimi due anni al fine di sostenere la crescita a scapito della valuta.
Anche la Bce potrebbe far leva su un ulteriore calo dei tassi, su un aumento degli acquisti mensili del piano di QE (Quantitative Easing) o rendere ancora più accessibile la liquidità derivante dalle operazioni di LTRO (piano di rifinanziamento a lungo termine), qualora lo stress sul mercato creditizio od obbligazionario dovesse aumentare significativamente”. In casi estremi, secondo alcuni osservatori, anche il piano OMT (Outright Monetary Transactions, operazioni monetarie definitive) – finora mai utilizzato – potrebbe essere attivato dalla Bce in modo da poter supportare un singolo Paese in difficoltà piuttosto che suddividere gli acquisti secondo i “capital key” come previsto nel QE. Le OMT consistono nell’acquisto diretto da parte della Bce di titoli di stato a breve termine (fino scadenze inferiori a tre anni) emessi da paesi in difficoltà macroeconomica grave e conclamata.