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Borse Hermes e tacco 12, Santanché apre a dimissioni: ma decido io. Mozione respinta

Il passaggio relativo al processo Visibilia, per cui Daniela Santanché è stata rinviata a giudizio, sembra quasi marginale nel suo intervento in aula. La ministra del Turismo si limita a ribadire che si tratta di “fatti, tutti da verificare” e “antecedenti” al suo giuramento da ministro. Ma il cuore del suo discorso, pronunciato in occasione del voto sulla mozione di sfiducia presentata dal Movimento 5 Stelle, è ben altro: una difesa aggressiva, un attacco frontale alle opposizioni e una rivendicazione del suo stile di vita, tra borse di lusso e tacco 12.

La mozione di sfiducia, come previsto, è stata respinta: 206 voti contrari, 134 a favore e un astenuto. Ma il discorso di Santanché ha catalizzato l’attenzione, scatenando più volte le proteste delle opposizioni. La ministra non si è limitata a elencare i risultati ottenuti durante il suo mandato, ma ha scelto di difendere con forza la sua identità, anche nei suoi aspetti più controversi. “Io sono l’emblema di ciò che detestate”, ha dichiarato, rivolgendosi alle opposizioni. “Voi non volete combattere la povertà, volete combattere la ricchezza”. Un attacco diretto, che ha fatto discutere.

Santanché ha anche risposto alle accuse relative alla sua collezione di borse Hermes, smentendo categoricamente che si tratti di prodotti contraffatti. Ma il suo messaggio va oltre le questioni personali: è una difesa del diritto a essere sé stessi, anche quando questo significa sfoggiare un’immagine di successo e benessere. Un’immagine che, però, stride con l’identità popolare e “vicina alla gente” che Fratelli d’Italia cerca di promuovere, a cominciare dalla sua leader, Giorgia Meloni.

Proprio il rapporto con il partito e con Meloni è uno dei nodi centrali del discorso di Santanché. La ministra sa di essere vista da molti come un “corpo estraneo” all’interno di Fratelli d’Italia, non solo per il suo stile di vita, ma anche per le vicende giudiziarie che la riguardano. Tra queste, c’è il rischio di un nuovo rinvio a giudizio per presunta truffa all’Inps nell’uso dei fondi Covid. Un’eventualità che potrebbe costarle il posto nel governo, come ha più volte sottolineato Meloni.

Santanché, da parte sua, difende il suo diritto a fare una battaglia in nome del garantismo, ricordando che “non si è colpevoli fino al terzo grado di giudizio”. Tuttavia, decide di mandare un segnale: “In quell’occasione – spiega – farò una riflessione perché è giusto che io la faccia, per poter anche valutare delle mie dimissioni. Ma vi dico una cosa, lo farò da sola, lo farò solo con me stessa”. Una dichiarazione che suona come un tentativo di prendere l’iniziativa, ma che alla fine appare meno netta e convincente di quanto ci si aspettasse a Palazzo Chigi.

Nel corso del suo intervento, la ministra prova anche a ricucire lo strappo con i colleghi di partito, dopo le polemiche seguite al suo “chissene” rivolto alle critiche interne. “Sarò guidata – precisa – solo dal rispetto per il mio presidente del Consiglio, per l’intero Governo, per la maggioranza, ma, soprattutto, per l’amore per il mio partito, Fratelli d’Italia, dove certo non vorrò mai diventare un problema, ma vorrei continuare a essere una risorsa”. Parole che, tuttavia, non sembrano sufficienti a placare le tensioni.

Giorgia Meloni, da mesi, sta valutando l’ipotesi di un addio di Santanché al governo. E il discorso della ministra, con i suoi “se” e “ma”, non ha convinto del tutto. Non è un caso che, a seduta conclusa, ai deputati sia stato chiesto di sottolineare soprattutto l’apprezzamento per la disponibilità della ministra a dimettersi in caso di rinvio a giudizio. Come ha spiegato Massimo Ruspandini, vicepresidente del gruppo alla Camera, Santanché “va ringraziata anche per quello che ha chiaramente detto al termine del suo intervento e cioè che, qualora venga malauguratamente rinviata a giudizio per la vicenda Inps, farebbe prevalere il cuore alla ragione e lascerebbe il suo incarico governativo per amore e rispetto di Fdi e del presidente del Consiglio”.

Insomma, quella di Daniela Santanché è una difesa all’attacco, ma anche un tentativo di riaffermare il suo ruolo in un contesto politico sempre più complesso. Resta da vedere se le sue parole basteranno a placare le critiche e a garantirle un futuro nel governo.

Pubblicato da
Enzo Marino