Boschi e la sua difesa, da debole a debolissima
di Sarina Biraghi*
Un passaggio di difesa da debole a debolissima. Dopo le dimissioni dell’ex ministro Federica Guidi, intercettata mentre comunica al suo compagno (indagato per concorso in corruzione e per millantato credito nell’ambito dell’inchiesta sul petrolio) la firma del ministro Boschi sull’emendamento che autorizzava lo sblocco del progetto industriale francese in Basilicata, Tempa Rossa, proprio la ministra Boschi continua a difendersi. Proprio lei, infatti, insieme all’ex compagna di governo Guidi, sarà ascoltata dai pm. E che fa il “braccio destro” di Renzi? Appena la Guidi si è dimessa, diremmo a caldo, dice che lei quell’emendamento lo “rifirmerebbe subito” e aggiunge con celestiale innocenza che lei di “emendamenti ne firma tanti, tutti i giorni”. Come dire, piove sul bagnato. La ministra firma e firma ma mica legge, ma mica sa, e neppure s’informa…Pretendiamo dai nostri sindaci di avere quattr’occhi su ogni delibera, di avere m,assima trasparenza sugli scontrini e poi la ministra che fa? Firma, mette tante firme al giorno che mica può stare a leggere tutto… figuriamoci immaginare che ci possa esserci un qualche strano legame tra rifiuti ed estrazione di petrolio in Basilicata o che il compagno-fidanzato-padre del figlio della Guidi avesse legami o facesse affari o millantasse credito con la Total per la costruzione del centro oli a Corleto Perticara… Poi a mente fredda rilascia un’intervista e rafforza, in debolezza, la sua difesa:”Posso sbagliare, ma mai in malafede. I poteri forti sono contro di noi”. Eccoli, i poteri forti che come il convitato di pietra, stanno lì quando le spiegazioni non sono sufficienti. Nel frattelpo Renzi ci mette la faccia e dice che l’emendamento è suo… Va bè, viene quasi da rinunciare di fronte al dilettantismo di certa politica, soprattutto quella che ha fatto del cambiamento, della rottamazione del vecchio la sua bandiera. Se desta qualche interrogativo l’esplosione dell’inchiesta a 15 giorni dal referendum sulle trivelle, sembra che dobbiamo rassegnarci a vivere in un’Italia corrotta, un Paese dove la corruzione non ha colore né partiti. La corruzione non è un caso o una trasgressione, la corruzione è un sistema e chi la estirperà deve ancora nascere. *Condirettore de Il Tempo