Brasile, Bolsonaro imputato per tentato colpo di Stato. L’ex presidente: accuse gravi e infondate

Jair Bolsonaro

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La Corte Suprema Federale del Brasile ha accolto a maggioranza la denuncia della Procura generale contro l’ex presidente Jair Bolsonaro, imputandolo per il tentativo di colpo di Stato. L’ex capo di Stato era sotto indagine insieme ad altre 39 persone con accuse gravi: colpo di Stato, abolizione violenta dello Stato democratico di diritto e appartenenza a un’organizzazione criminale. Se condannato, Bolsonaro potrebbe affrontare una pena superiore ai quarant’anni di carcere.

La decisione della Corte Suprema

Il collegio della Prima sezione della Corte Suprema ha votato all’unanimità per accogliere la denuncia della Procura generale, segnando una svolta nel caso. Bolsonaro e altri sette fedelissimi sono ora formalmente imputati e dovranno affrontare un processo nei prossimi mesi.

Il giudice relatore del caso, Alexandre de Moraes, ha aperto la votazione sostenendo che vi siano “prove ragionevoli” del coinvolgimento dell’ex presidente nella pianificazione del colpo di Stato dopo le elezioni del 2022. “La denuncia della Procura dimostra chiaramente il suo ruolo di leader in un’organizzazione criminale”, ha dichiarato il magistrato. Gli altri giudici della sezione, Flávio Dino, Luiz Fux, Cármen Lúcia e Cristiano Zanin, hanno espresso parere concorde, rafforzando il quadro accusatorio.

Gli imputati: chi sono i fedelissimi di Bolsonaro

Oltre a Bolsonaro, tra gli altri imputati figurano nomi di spicco del suo governo, tra cui gli ex ministri Augusto Heleno (Sicurezza istituzionale), Paulo Sérgio Nogueira (Difesa) e Anderson Torres (Giustizia).

Bolsonaro, a differenza del giorno precedente quando si era presentato a sorpresa in tribunale, ha fatto sapere che seguirà l’udienza dall’ufficio del figlio Flavio, al Senato.

Le accuse di Bolsonaro: “Un processo politico”

L’ex presidente ha reagito con durezza alla decisione della Corte, accusando il tribunale di volerlo escludere dalla corsa alle elezioni del 2026. “Il caso contro di me procede a una velocità 14 volte superiore rispetto all’inchiesta del ‘Mensalão’ e almeno 10 volte più rapidamente di quella di Lula in Lava Jato”, ha scritto Bolsonaro sui social, denunciando un’accelerazione sospetta del procedimento giudiziario.

Bolsonaro ha definito “infondate” e “gravi” le accuse, ribadendo di non aver mai incitato alla violenza. “Un colpo di Stato si fa con persone, truppe, armi e leadership. Dopo due anni di indagini, non hanno ancora scoperto chi potrebbe essere il leader di questa azione”, ha affermato, sottolineando che nessuno dei 500 arrestati per l’attacco alle istituzioni dell’8 gennaio 2023 ha mai fatto il suo nome nei patteggiamenti con la giustizia.

Il Partito dei Lavoratori: “Bolsonaro è il capo di un’organizzazione criminale”

Il presidente del Partito dei Lavoratori (PT), Humberto Costa, non ha usato mezzi termini nel commentare la vicenda: “Bolsonaro è il leader di un’organizzazione criminale armata”.

“La decisione della Corte Suprema segna l’inizio di un processo di giustizia e riparazione”, ha dichiarato Costa, sottolineando l’importanza di perseguire chi ha tentato di sovvertire lo Stato democratico.

Cosa succede ora?

Il processo contro Bolsonaro e i suoi collaboratori entrerà nel vivo nei prossimi mesi. Il caso, altamente divisivo, sta infiammando il dibattito politico in Brasile, con una comunità internazionale attenta agli sviluppi. Se condannato, l’ex presidente rischia non solo il carcere, ma anche l’esclusione definitiva dalla scena politica brasiliana. La battaglia giudiziaria è appena iniziata.