A una settimana dal referendum i mercati continuano ad andare male, specie dopo che i comitati monetari della Fed, della Boj e della Boe hanno mostrato estrema prudenza, mantenendo invariate le rispettive politiche monetarie, evocando sullo sfondo delle loro decisioni, seppure con accenti diversi, il rischio di una vittoria dei sì al referendum in Gran Bretagna. In Asia Tokyo è tracollata del 3%, anche per lo yen forte, che è un chiaro segnale di scarsa propensione al rischio. Male Hong Kong che ha perso oltre il 2%, mentre i listini europei, dopo il rimbalzo di ieri, tornano in rosso. Ai massimi da un anno lo spread tra Btp e Bund che risale a 154 punti, mentre il Bund tedesco scende al minimo record di -0,035%. Ancora in calo i petrolio e in rialzo l’euro, mentre vola lo yen che tocca il massimo dal settembre 2014 sul biglietto verde. Sul fronte politico si moltiplicano gli appelli rivolti a Londra contro la Brexit. “Non fatelo!” dice oggi alla Gran Bretagna il presidente della Commissione Europea, Jean-Claude Juncker a margine del Forum economico di San Pietroburgo. “Consiglierei ai miei colleghi britannici di non farlo. Se decidono di uscire dall’Ue, inizierà un periodo di grande incertezza sia sul territorio dell’Unione che a livello internazionale”. Ma se la Brexit dovesse materializzarsi, spiega, “l’Ue non sarebbe in pericolo di vita e il percorso di integrazione continuerebbe, anzi verrebbe aumentato”. Junker ha concluso: “abbiamo affrontato molte crisi non ne abbiamo bisogno di un’altra”. Intanto anche la cancelliera tedesca, Angela Merkel, invita il Regno Unito a restare nell’Unione europea e avverte gli inglesi che, andandosene, perderanno tutti i benefici passati e futuri legati all’unione. Secondo la Merkel, in caso di Brexit, “qualsiasi cosa che sia legata al mercato comune e ai benefici comuni non sarà più possibile per la Gran Bretagna”.
La Scozia, tradizionalmente europeista, potrebbe costituire la risorsa nascosta del movimento contro la Brexit, in un certo modo l’ago della bilancia, e così in questi giorni molte forze si stanno concentrando su Edimburgo e dintorni per convincere chi abita a nord del Vallo di Adriano ad andare a votare contro l’ipotesi di uscita del Regno Unito dall’Ue. Nella serata di oggi, proprio nella capitale scozzese, i quattro principali partiti britannici si ritroveranno a una manifestazione anti-Brexit. I conservatori, i laburisti, i liberaldemocratici e i politici dello Scottish National Party hanno organizzato un evento nel cuore di Edimburgo, proprio per sensibilizzare gli scozzesi all’importanza del voto. Tutti i recenti sondaggi hanno mostrato come il fronte del “no” alla Brexit sia molto più forte in Scozia, risultando in netta maggioranza, ma a sfavore degli europeisti c’è comunque il fatto che la popolazione scozzese è comunque di numero limitato, meno di cinque milioni e mezzo di abitanti su un totale di circa 64 milioni di britannici. La speranza però è appunto che i voti scozzesi siano decisivi. Così, a parlare oggi dal palco di Edimburgo, a una settimana esatta dal voto, saranno l’ex leader lib-dem nazionale, Nick Clegg, la leader laburista scozzese, Kezia Dugdale, un parlamentare dello Snp, Stephen Gethins, e un membro conservatore del parlamento scozzese, Jackson Carlaw. La “first minister” scozzese e leader dello Snp, Nicola Sturgeon, ha preso ufficialmente posizione contro la Brexit.