Le urne in Gran Bretagna sono aperte da stamani per il voto sulla permanenza nella Ue e si chiuderanno alle 23 italiane, ma risultati attendibili del referendum non sono attesi prima di di notte fonda. Cosa accadrà nel “day after” del voto?
DOMATTINA ATTESA TELEFONATA DI CAMERON A VERTICI UE Le ore cruciali sono quelle fra le 5 e le 8 del mattino di domani, quando si saprà il risultato del voto. A Bruxelles, alle 8 del mattino comincerà una riunione straordinaria della Conferenza dei presidenti del parlamento europeo (i capigruppo politici più il presidente dell’Assemblea, Martin Schulz). La riunione dovrebbe essere breve, giusto il tempo di dare un mandato a Schulz, che poi si recherà dal presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker, insieme al presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk, e al primo ministro del governo che esercita in questo momento la presidenza semestrale del Consiglio Ue, l’olandese Mark Rutte.
E’ molto probabile che i quattro ai vertici delle istituzioni Ue ricevano durante la loro riunione la telefonata del premier britannico David Cameron, che comunicherà loro i risultati del referendum.
SE VINCERA’ IL REMAIN APPUNTAMENTO AL VERTICE DEL 28-29 GIUGNO A questo punto, se avrà vinto il ‘Remain’, vi saranno le congratulazioni dei partner europei a Cameron e un arrivederci all’imminente vertice Ue di Bruxelles previsto per il 28 e 29 giugno, dove i capi di Stato e di governo dei Ventotto non dovrebbero fare altro che mettere in vigore l’accordo di febbraio sulle riforme (e soprattutto l’impegno a varare norme sull’immigrazione interna all’Ue che lascino ai governi la possibilità di ritardare fino a quattro anni l’entrata dei residenti stranieri nei sistemi nazionali di welfare).
GLI SCENARI DELLA BREXIT Molto più complicato è invece lo scenario che seguirebbe a una vittoria della Brexit. Cameron dovrebbe comunicare ai rappresentanti delle istituzioni europee la volontà del suo paese di lasciare l’unione, e dare così il via – forse già al Consiglio europeo del 28 e 29 giugno – al negoziato con gli altri Stati membri per l’accordo sui tempi e nodi del ‘recesso’ di Londra dall’Unione. Che avverrebbe comunque, come prevede l’Articolo 50 del Trattato di Lisbona, entro due anni, a meno di un’intesa consensuale fra il Regno Unito e i Ventisette (all’unanimità) per un rinvio. Londra, tuttavia, potrebbe adottare una tattica diversa, non notificando ufficialmente ai partner dell’Ue l’intenzione del governo britannico di recedere dall’Unione, ma comunicando solo, informalmente, il risultato del referendum. In questo modo manterrebbe un maggiore potere negoziale, non sarebbe sottoposta alla spada di Damocle del termine di due anni, e potrebbe continuare le trattative a oltranza, mantenendo ancora tutti i diritti di uno Stato membro.
I TEMPI DEL RICORSO ALL’ARTICOLO 50 Per evitare questa forzatura del Trattato, una possibilità a cui si sta pensando a Bruxelles è una risoluzione, che sarebbe votata dalla plenaria del Parlamento europeo in seduta straordinaria prima del vertice Ue del 28 e 29 giugno, in cui si chiederebbe ai capi di Stato e di governo di considerare come notifica ufficiale della volontà di recesso da parte di Londra proprio la comunicazione sul risultato del referendum. A complicare ulteriormente il quadro la possibilità che Cameron si dimetta in caso di uno voto per la Brexit, in quanto capo di uno schieramento sconfitto: possibilità che los tesso premier ha negato, ma che non è esclusa, alla luce delle enormi pressioni all’interno del suo stesso partito. Il premier potrebbe anche chiedere un voto di fiducia parlamentare sul suo operato. La prossima seduta di Westminster è in programma per lunedì 27, ma il parlamento potrebbe riunirsi in emergenza già domenica.