di Giuseppe Novelli
Fiducia in caduta libera e fuga di capitali. Sono dati sempre più allarmanti quelli che si stanno registrando sul contraccolpo economico nel Regno Unito dopo il voto Brexit. Secondo l’indagine trimestrale della Cbi, l’equivalente britannico della Confindustria, il livello di allarme delle imprese su economia, politica e ordinativi è schizzato ai massimi da oltre 30 anni a questa parte, dal 1983 per la precisione. La rilevazione si è chiusa a luglio e la caduta a piombo che riporta sull’indice implicito di fiducia – la quota netta di imprese che si sono dette “meno ottimiste” è schizzata al 47 per cento, quasi una su due, ai minimi dal gennaio del 2009 – conferma una tendenza che venerdì scorso era stata evidenziata anche da altre indagini congiunturali sull’attività. In pratica, dopo il voto per uscire dall’Ue al referendum del 23 giugno, di colpo il quadro delle aziende britanniche è sprofondato ai livelli che non si vedevano da ben 7 anni, appare analogo a quello che si registrava nel 2009 in piena crisi economica e finanziaria globale. Solo che al momento una congiuntura globale simile non esiste: c’è solo il voto Brexit. E nel frattempo sembra essere già scattata una fuga di investimenti dai maggiori fondi del Regno. Così titola infatti il Financial Times (Brexit ‘stampede’ out of UK funds), sulla base di dati della società di ricerche e investimenti Morningstar.
Nel solo mese di giugno sono stati ritirati investimenti tra M&G, Schroders, Fidelity e Invesco, per oltre 1 miliardo di euro da ognuno. “Fondamentalmente si è trattato di una fuga di investitori ansiosi da questi fondi azionari”, ha affermato Ali Masarwah di Morningstar. Ma il problema in questo caso non è confinato alla Gran Bretagna: le analisi della società di ricerche concludono che su tutti i fondi azionari europei, inclusi quelli Uk, si sono registrati i maggiori prelievi dal 2011 ad oggi. Mercoledì l’ufficio di statistica britannico pubblicherà la stima preliminare sulla crescita del Pil nel secondo trimestre. Il periodo in esame è stato solo marginalmente toccato dal post voto: 7 giorni che hanno seguito il referendum. Sono stati però giorni di accentuata tensione sui mercati, amplifiacata dall’effetto sorpresa di un esito contrario a quelle che erano le aspettative diffuse tra gli operatori. Anche e sopratutto a causa di sondaggi che accreditavano i voti remain come prevalenti. Per vedere il contraccolpo della Brexit sul Pil bisognerà attendere la crescita del trimestre in corso, il terzo. Fino ad allora si dovrà esaminare l’andamento delle indagini o degli indicatori macroeconomici che vengono pubblicati su base mensile, come la produzione dell’industria, le vendite dei commercio o l’attività nelle costruzioni. Il punto è se avranno una dinamica simile a quella degli indici di Borsa: un calo repentino seguito però da una altrettanto vigorosa risalita. Oppure se la decisione dei sudditi di abbandonare l’Ue ha stabilmente affossato l’attività economica a minimi pluriennali.