Il crollo della sterlina dovuto alla Brexit comincia a mietere vittime anche sugli scaffali dei supermercati britannici. Tra i primi prodotti a scomparire è stata la Marmite, crema spalmabile a base di lievito di birra pressochè ignota in Italia, ma molto diffusa nelle isole britanniche. “Amata” non è forse la parola giusta per descriverla, dato che il suo sapore forte divide i consumatori: “love it or hate it” (amala o odiala) è infatti lo slogan con cui viene pubblicizzata. La più grande catena di supermercati britannica Tesco avrebbe infatti sospeso la vendite dei prodotti del gruppo Unilever, di cui marmite è un marchio, perché non vuole aumentare i prezzi, come invece chiesto dal colosso olandese, i cui conti soffrono della sterlina debole. Tesco non venderà più neanche e bustine di tè Pg Tips e i gelati Ben&Jerry, tra gli altri marchi Unilever, ma a colpire la fantasia dei britannici è stata la scomparsa della Marmite. Il sito della BBC ha aggiornamento costante sul #Marmitegate e la prima pagina del quotidiano gratuito Metro apre con le “Marmite wars” (Le guerre delleaMarmite). I social media sono in subbuglio. “Forse Tesco dovrebbe rifornirsi da Uni-remainer? Solo un pensiero. #brexit #marmitegate” scrive su Twitter Sara Robinson, giocando sul “leave” e sul “remain” del quesito del referendum sulla Brexit.
I barattoli di Marmite sono “al momento non disponibili” sul sito online di Tesco, la terza catena di supermercati al mondo, che secondo la stampa ha respinto al richiesta di Unilever di aumentare i prezzi dei 10%”. Pinar Hosafci, analista di Euromonitor International, spiega che Unilever è colpita dal rallentamento della sterlina, che ha toccato il minimo da 31 anni e il minimo da sette anni e mezzo contro euro da quando il 23 giugno la Gran Bretagna aha votato per uscire dalla Ue. “La Brexit ha provocato la decisione di Unilever e altri colossi alimentari, come Nestle e Ferrero, la imiteranno” spiega. Oggi la multinazionale ha ammesso che “il mercato è difficile” a livello globale. “Ma nel Regno Unito, che rappresenta il cinque per cento circa del nostro fatturato globale, i prezzi dovrebbe cominciare ad aumentare per recuperare l’aumento dei costi delle importazioni dovuto alla sterlina debole” ha detto il direttore finanziario Graeme Pitkethly. Unilever non ha voluto commentare il rapporto con Tesco, mentre la catena di supermercati si è limitata a dire che ci sono problemi di fornitura di prodotti Unilever. Gli analisti spiegano che Tesco non vuole aumentare prezzi in un mercato in cui soffre la concorrenza spietata di catene di discount come Aldi e Lidl e di catene tradizionali come Asda, Morrisons e Sainsbury’s.
Sul fronte politico, acque agitate sulla rotta della Brexit. L’intenzione di uscire dall’Unione europea approda all’Alta Corte di Londra, mobilitata per valutare il ricorso presentato da alcuni cittadini britannici contro i negoziati avviati dal governo per passare ai fatti concreti senza passaggi preliminari in Parlamento dopo il referendum del 23 giugno scorso che con il voto del 52% degli elettori ha sancito l’addio all’Europa. Se la richiesta sarà accolta, la Brexit subirà una drammatica battuta d’arresto all’insegna di un confronto senza precedenti tra governo e sistema giudiziario, con mesi di dibattito in Parlamento, dove la maggioranza dei deputati aveva difeso la permanenza del Regno Unito nell’Unione europea. Il governo della premier Theresa May rivendica la sua “prerogativa reale”, un particolare privilegio dell’esecutivo, per negoziare la Brexit senza la necessità di un mandato parlamentare e ha dato l’avvio alle procedure dell’articolo 50 del Trattato di Lisbona che prevedono due anni di negoziati per mettere a punto la fuoriuscita britannica dall’Unione. Poco turbati dalle argomentazioni della May, che li accusa di volere ignorare l’esito del referendum, diversi cittadini hanno dato via ad azioni legali. Tra questi, anche un barbiere di 37 anni e la co-fondatrice del fondo di investimento SCM Gina Miller. “È il Parlamento che ci ha portato nell’Unione europea e solo lui può farci uscire”, ha dichiarato uno dei legali anti Brexit. Il procedimento all’Alta corte di Londra dovrebbe durare tre giorni, ma la decisione dei giudici non è prevista prima di alcune settimane.