Il calendario per la Brexit “resta invariato”. La premier britannica, Theresa May, rassicura l’Ue dopo la decisione dell’Alta Corte per un passaggio parlamentare. In mattinata, il presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker, e la May, hanno avuto una conversazione telefonica “piuttosto corta” il giorno dopo la sentenza dell’Alta corte britannica che prevede il via libera del Parlamento per l’attivazione dell’articolo 50 del Trattato Ue sull’uscita del Regno Unito. Come riferito Mina Andreeva, responsabile del servizio dei portavoce dell’esecutivo comunitario, il presidente “rispetta l’ordine costituzionale del Regno Unito” e per questo non vuole fare ipotesi ne’ speculazioni riguardo a possibili ritardi nella procedura. “I tempi – ha ricordato Andreeva – sono nelle mani delle autorita’ britanniche: e’ a loro che dovete chiedere se ci saranno ritardi”. A Bruxelles si guarda alle elezioni europee del 2019 come scadenza entro cui concludere i negoziati con il Regno Unito. Chiudere tutto per quella data e’ sicuramente l’obiettivo del Parlamento Ue, mentre la Commissione ufficialmente non fissa termini.
“Non siamo noi a stabilire deadline”, ricordano fonti dell’esecutivo comunitario. Ci sono le regole che prevedono due anni dall’attivazione delle procedure, e nel caso specifico “e’ stato il governo britannico ad annunciare l’intenzione di attivarle entro la fine di marzo” 2017 e di conseguenza indicare il calendario negoziale. Cio’ nonostante la Commissione non teme ritardi. “Siamo pronti a negoziare, volendo gia’ a partire da oggi”, rivelano a Bruxelles. Sebbene la linea concordata tra Stati membri dell’Ue e istituzioni comunitaria sia quella di non iniziare i lavori negoziali finche’ non vi sara’ notifica formale dell’intenzione di Londra di abbandonare l’Ue, la Commissione lavora per quel che puo’ in vista dei negoziati che verranno. L’obiettivo e’ arrivare preparati alle negoziazioni, con tutti i punti, critici e meno critici, pronti per essere discussi.
“I nostri servizi stanno gia’ lavorando. Non e’ che la nomina sin da subito del negoziatore capo e’ stata fatta a caso”, si ricorda a proposito di Michel Barnier, ex commissario europeo per il Mercato interno richiamato per gestire a nome della Commissione i negoziati con Londra una volta che questi si apriranno. L’obiettivo dell’esecutivo comunitario e’ fare presto, a prescindere dalla data di inizio dei lavori. “E’ previsto che i negoziati possano durare fino a due anni, non e’ detto che possano durare meno”, il ragionamento che si fa a Bruxelles, dove non si attende con le mani in mano ma gia’ si lavora per dire addio al Regno Unito. Intanto, si è dimesso un deputato conservatore britannico che ha votato a favore dell’uscita dalla Ue, ma ha criticato Theresa May per non aver incluso il parlamento nel processo decisionale. Stephen Phillips ha segnalato nella sua lettera di dimissioni dal seggio dei Comuni in rappresentanza della circoscrizione di Sleaford e North Hyekham, in Lincolnshire, “significative divergenze politiche” con il governo. Queste “significano che non sono più in grado di rappresentare correttamente le persone che mi hanno eletto” scrive Phillips.