Seppellita da una cascata di voti: la sconfitta peggiore per un esecutivo nei tempi moderni lascia la premier Theresa May forse non senza una maggioranza – lo si vedrà già domani con la mozione di sfiducia del Labour che verrà votata in serata – ma in alto mare con Bruxelles. May ha incassato appena 202 voti favorevoli contro 432 contrari (118 “ribelli” Tories su 317, 248 laburisti su 262, tutti e 35 i deputati nazionalisti scozzesi dell’Snp e 5 indipendenti), ma che i conservatori abbiano effettivamente intenzione di abbattere anche il proprio esecutivo, aprendo la strada a delle possibili elezioni anticipate (lo scenario favorito dal leader laburista Jeremy Corbyn) rimane da vedere.
Di fatto, subito dopo il voto May ha sottolineato come la bocciatura mostri che cosa non vogliono i deputati, ma non cosa vogliano: e dunque ha annunciato che – se il suo esecutivo sopravviverà alla mozione di sfiducia – avvierà dei colloqui con i vari partiti per accertare se vi sono altre proposte in grado di ottenere il consenso della Camera, colloqui che verranno affrontati con “spirito costruttivo” ma che – dato che il tempo stringe – che dovranno incentrarsi “su idee realmente negoziabili e che hanno un sostegno sufficiente all’interno della Camera”. In caso di esito positivo si recherà quindi a Bruxelles per discuterne – il che fa a pugni con il suo precedente avvertimento, solo pochi minuti prima del voto, che l’Ue non avrebbe aperto dei nuovi negoziati e che non esiste un accordo alternativo, ma solo il no-deal.
Non è infatti chiaro se l’Ue – al di là di un non formalizzato impegno ad estendere la deadline dell’articolo 50 – abbia qualcosa di cui discutere: il presidente della Commissione Jean-Claude Juncker ha avvertito che dopo la bocciatura “il rischio di un no-deal aumenta”, il che non sembra offrire molte speranze. Il presidente del Consiglio Donald Tusk da parte sua è stato ancor più sibillino: “Se un accordo è impossibile, e nessuno vuole un no-deal, chi è che avrà infine il coraggio di dire qual è l’unica soluzione positiva?” ha scritto sul proprio account di Twitter, sembrando suggerire a Londra la possibilità di una clamorosa marcia indietro.
Un dietrofront che May ha di nuovo escluso subito dopo il voto, lanciando una precisa rassicurazione agli elettori britannici di voler rispettare l’esito del referendum; in questo la premier ha peraltro la cooperazione di Corbyn, che preferisce tornare alla urne piuttosto che compromettersi ad un nuovo voto come gli chiede una buna parte della base e non pochi dei suoi deputati. Ma tutto passa innanzitutto per l’esito della mozione di fiducia: domani sera alle 20 italiane May affronterà la seconda stazione della sua via crucis politica: potrà contare sul sostegno già annunciato degli hard-brexiters del suo partito e su quello dei nordirlandesi del Dup, il che dovrebbe tutto sommato blindarne la permanenza a Downing Street, ma non ne uscirà certo con le idee più chiare su cosa fare per evitare lo spettro del no-deal. Intanto, il governo irlandese intensifica i preparativi per una Brexit senza accordo. Lo ha reso noto Dublino dopo la bocciatura da parte della Camera dei Comuni dell’intesa raggiunta dalla premier britannica, Theresa May, e l’Ue. “Purtroppo, il risultato del voto di stasera aumenta il rischio di una Brexit disordinata, di conseguenza il governo continuera’ a intensificare i preparativi per questo risultato”, si legge in una nota del governo irlandese.
“In attesa di un chiarimento delle intenzioni del Governo britannico sui prossimi sviluppi, il Governo italiano continuera’ a lavorare in stretto contatto con le Istituzioni e gli altri Stati membri dell’UE per limitare le conseguenze negative della Brexit, e, in particolare, per garantire i diritti dei cittadini italiani nel Regno Unito”. Lo si legge in una nota di Palazzo Chigi commentando la decisione di Londra. Ad essere monitorate anche le garanzie per i “cittadini britannici in Italia, la stabilita’ dei mercati e dei settori bancario, assicurativo e finanziario e un recesso il piu’ ordinato possibile in tutti gli altri campi a tutela di cittadini e imprese. In tale contesto, continueranno e saranno intensificati i preparativi per essere pronti a tutti gli scenari, incluso quello poco auspicabile di un recesso senza accordo il 29 marzo 2019”.
Intanto, un portavoce del presidente del Consiglio Europeo, Donald Tusk, fa sapere che i Ventisette Paesi dell’Ue “resteranno uniti” di fronte a Londra dopo la sonora bocciatura del piano negoziato dalla premier Theresa May da parte della Camera dei Comuni britannica. “Siano dispiaciuti per l’esito del voto ed esortiamo il governo britannico a chiarire le proprie intenzioni il più presto possibile”, ha concluso il portavoce precisando che Tusk ha già avuto delle consultazioni con gli altri Capi di Stato e di governo dell’Ue. La bocciatura dell’accordo sulla Brexit negoziato da Theresa May da parte del parlamento britannico rappresenta “un giorno amaro per l’Europa”. Lo ha affermato il ministro delle Finanze e vice cancelliere della Germania, Olaf Scholz. “Questa è una giornata amara per l’Europa. Siamo ben preparati, ma un’hard Brexit sarebbe la scelta meno allettante, sia per l’Ue sia per la Gran Bretagna”, ha affermato.