May sfida Bruxelles sui diritti dei cittadini europei. Ue: non sono negoziabili

May sfida Bruxelles sui diritti dei cittadini europei. Ue: non sono negoziabili
1 febbraio 2018

La premier britannica Theresa May ha aperto un nuovo fronte di attrito con l’Unione europea nell’ambito dei negoziati per la Brexit. Secondo la premier non c’è accordo sullo status dei cittadini Ue che arriveranno in Gran Bretagna nel periodo di transizione dopo il divorzio. I cittadini europei che saranno nel Regno Unito da dopo marzo 2019 non avranno gli stessi diritti di quelli che si trovavano nel Paese prima. Secondo la stampa britannica, che segue il viaggio di tre giorni della May in Cina, per i cittadini Ue in Gran Bretagna nel periodo transitorio sarebbero necessari permessi di lavoro obbligatori, restrizioni nell’accesso al welfare e registrazione all’arrivo. In pratica, per la May “sono oggetto di negoziati per il periodo di implementazione, ma mi è chiaro che c’è una differenza tra coloro che sono venuti prima dell’uscita (dall’Ue) e coloro che arriveranno quando si saprà già che il Regno Unito sta lasciando” l’Ue. May ha aggiunto che contrasterà l’idea di coloro che dicono che non cambierà molto dopo il divorzio. “Quello che stiamo facendo è il lavoro che i britannici hanno chiesto al governo di fare, realizzare la Brexit” e “non hanno votato affinché nulla cambiasse”. Immediata  la replica dell’Ue. “I diritti dei cittadini durante il periodo di transizione non sono negoziabili – ha affermato il coordinatore dell’Europarlamento -. Non accetteremo che ci siano due tipi di diritti per i cittadini Ue”, ha sottolineato  Guy Verhofstadt al Guardian, avvertendo che “serve continuazione dell’acquis in vigore, se vogliamo che la transizione funzioni”.

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Per Bruxelles, sulla questione c’è già un accordo con May, che – in difficoltà sul fronte interno – ora sembra intenzionata a fare marcia indietro. E l’Ue “respingerà con fermezza qualsiasi tentativo di annacquare le quattro libertà fondamentali, incluso il libero movimento dei cittadini, durante la transizione” post-Brexit, ovvero dal 29 marzo 2019 al 31 dicembre 2020. In sostanza, la posizione e’ chiara: il principio di libera circolazione deve essere rispettato lungo tutto il periodo transitorio della durata di 21 mesi. Non ha risparmiato critiche alla May anche la vicepresidente del Parlamento europeo, l’irlandese Mairead McGuinness, secondo cui le parole della premier sono a solo uso e consumo interno. Intanto anche nel Regno infuria la polemica. Il leader del Labour Jeremy Corbyn ha respinto la proposta del primo ministro sottolineando che questo “rendera’ le cose piu’ difficili per tutti noi”, in quanto sara’ piu’ difficile poter lavorare nell’Nhs, il servizio sanitario nazionale, per i cittadini Ue. Ma ancora piu’ critici appaiono i rappresentanti dei britannici residenti in Europa, che temono il “caos”. “Molti di noi sono sconvolti dall’orribile trattamento dei cittadini europei nel Regno Unito. Questo contribuira’ ancora di piu’ ad alimentare gli abusi contro di loro e di noi”, ha affermato Debra Williams, a capo di Brexpats, associazione di britannici residenti in Europa che rischiano di subire contraccolpi per le decisioni prese da Londra.

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