Primo via libera degli ‘altri’ 27 Paesi dell’Ue al divorzio con la Gran Bretagna in base all’accordo negoziato con il governo di Theresa May, la premier nel mirino di durissime critiche e sempre a rischio di un voto di sfiducia che potrebbe essere richiesto dal suo stesso partito conservatore. E’ iniziata con l’ok dei ministri degli Affari europei a Bruxelles, oggi, una settimana cruciale: domenica a Bruxelles c’è in agenda il summit Ue straordinario chiamati ad approvare l’accordo sulla Brexit e un testo sulle future relazioni con il Regno Unito. Un primo punto fermo a cui dovrà seguire l’approvazione parlamentare a Londra, oltre che dell’Europarlamento. E su cui continuano a pesare alcune incognite, a parte il clima tempestoso oltre la Manica.
Sarà “una settimana di intensi negoziati”, ha detto oggi May alla Confederazione dell’Industria Britannica (CBI), da cui ha incassato il sostegno per il patto preliminare con l’Ue che la settimana scorsa ha provocato una raffica di dimissioni in seno al governo londinese. Un patto “che non è perfetto, è un compromesso, ma rappresenta progressi conquistati a duro prezzo”, ha detto la direttrice della Confindustria britannica Carolyn Fairbairn. “Sono fiduciosa di potere arrivare a un patto che il Consiglio e la sottoscritta potranno presentare alla House of Commons”, ha affermato da parte sua May. Oggi però i 27 hanno messo in chiaro che la bozza d’accordo non potrà essere modificata. La questione su cui Bruxelles è disposta ad apportare modifiche è la transizione, che potrebbe essere estesa di due anni.
I negoziati in generale saranno sempre più incentrati sui rapporti post-Brexit e sulla durata massima del periodo di transizione dopo la Brexit del 30 marzo 2019. Secondo una fonte europea, la transizione prevista nell’accordo preliminare sino alla fine del 2020 potrebbe essere estesa di due anni, come avrebbe proposto dal capo-negoziatore dell’Ue Michel Barnier. “Penso che nel corso della settimana faremo una proposta definitiva per una data”, ha detto oggi Barnier, senza confermare la possibile proroga di due anni, “la nostra idea è che una eventuale estensione della transizione, che implicherebbe un accordo con i britannici sul loro contributo finanziario, non possa essere lasciata in sospeso, va fissata. Alla luce delle posizioni dei 27 Stati membri oggi, penso che durante questa settimana faremo una proposta precisa e definitiva sulla data del momento limite, l’ultima data entro cui potremo prorogare, una sola volta, questa transizione; e questa decisione sarà presa di comune accordo fra Regno Unito e i Ventisette”.
Perché “la fase di transizione, che servirà alle imprese e alle amministrazioni per adattarsi alle nuove condizioni, “sarà un periodo di stabilità, ma anche di incertezza, perché non si saprà ancora che cosa accadrà dopo”, visto che quel periodo servirà proprio “a negoziare il dopo”, ha spiegato Barnier. In seno al governo May alcuni ministri insistono per un rilancio negoziale dell’ultima ora, invocano un migliore accordo rispetto a quello descritto nelle 585 pagine stilate dai team negoziali britannico e dell’Ue. In particolare, cinque ministri fanno pressioni sulla premier affinchè tenti di ottenere la possibilità di un ritiro unilaterale dal compromesso raggiunto sull’Irlanda del Nord, ovvero il cosiddetto “backstop” (“rete di sicurezza”), ovvero un accordo di garanzia per l’integrità del mercato unico europeo. Questo verrà applicato solo se e fino a quando (“unless and until”) non verrà raggiunto un ulteriore accordo, giudicato migliore, nel quadro del negoziato sulle relazioni future fra Londra e l’Ue.
Secondo il Times, prima l’idea dei cinque ministri del governo May era di esigere che la premier ottenga di potere revocare la clausola backstop in modo unilaterale. Ora i ministri scontenti dell’attuale bozza di accordo si accontenterebbero di poter porre fine al backstop di comune accordo con la Repubblica irlandese. Molto difficile che a Bruxelles – dove May sarà nei prossimi giorni – qualcuno possa accettare, soprattutto dopo le precisazioni odierne. ‘Il resto dell’Ue’ vuole infatti mostrare unità sulla Brexit e oggi i ministri per gli Affari europei dei 27 hanno concordato in una riunione a Bruxelles di non riaprire il negoziato sul progetto di accordo prima della sua firma, prevista per il prossimo 25 novembre. “Il primo difficile passo è fatto – ha detto Blumel – siamo riusciti a mantenere l’unità”. La Commissione Ue prevede di pubblicare domani il progetto di “dichiarazione politica” che definirà il quadro delle future relazioni con Londra, una ventina di pagine secondo una fonte diplomatica, di nessun valore giuridico ma di grande peso politico. askanews