Brunetta: “Italicum entro Pasqua o salta tutto”. Renzi: “Non accetto ultimatum”

Renzi non ci sta. “Non accettiamo ultimatum di nessuno, figuriamoci di Renato Brunetta”. Così, quasi sferzante, il presidente del Consiglio commenta la richiesta di Brunetta di approvare l’Italicum entro Pasqua. “Noi facciamo le riforme, le questioni interne a Forza Italia se le risolvono loro se hanno voglia. Abbiamo rispetto. Se stanno al gioco delle riforme ci stiamo”, dice il premier, che nega nuovi incontri in programma con Silvio Berlusconi.

L’ultimatum del capogruppo FI alla Camera era stato chiaro: “Il presidente del Consiglio mantenga gli impegni sull’Italicum prima di Pasqua e per noi si potrà andare avanti. Se invece non è in grado, il patto salta e Renzi ne dovrà trarre le conseguenze su tutta la sua presenza di governo”. Renato Brunetta è, a dir poco, categorico. Approvare la riforma della legge elettorale entro Pasqua? per Maria Elena Boschi si tratta di “un’idea di Brunetta. Ancora il testo deve essere esaminato dalla commissione in Senato, e a Pasqua mancano dieci giorni”. Come dire: non ci sono i tempi.

La risposta di Brunetta non si è fatta attendere: “Adesso, i poveri epigoni del Partito democratico si indignano perché il presidente dei deputati di Forza Italia richiama il presidente del Consiglio al rispetto dell’accordo del Nazareno sulla legge elettorale e sulle riforme – ha scritto in una nota – approvazione immediata, al massimo entro Pasqua dell’Italicum e poi riforme costituzionali, Senato e Titolo V. Niente di più, nessuna provocazione. Solo la chiarezza degli impegni presi, davanti ai cittadini, davanti al Paese. Ben diverso è stato l’atteggiamento della ministra Boschi che ieri, a freddo, ha sostenuto: avanti tutta anche senza Forza Italia. Dunque anche cambiando cavallo in corsa e affidandosi magari a qualche fuoriuscito di Sel e del Movimento 5 stelle. È questo lo spirito con il quale il governo vuole portare avanti l’importante e delicato tema delle riforme costituzionali? Quella della Boschi è o no una provocazione?”.

E pare rivolgersi non solo al premier e al Pd, ma anche ad una parte della stessa Forza Italia, partito in cui falchi e colombe si scontrano quotidianamente in attesa che si conosca il destino personale di Silvio Berlusconi. “Se Renzi pensa di avere un rapporto leonino con i suoi contraenti, come siamo noi, si sbaglia e di grosso – aveva detto Brunetta – Non siamo mica D’Alema noi. Se non ha i numeri al Senato è inutile millantare”. Valga o meno il richiamo allo sfortunato precedente della Bicamerale, è certo che fin dalla mattina i renziani alla guida del Partito Democratico mettono le mani avanti, consci che da parte dei berlusconiani intransigenti si intende dare battaglia. “Sulle riforme Renzi non farà la fine di D’Alema e della Bicamerale”, pronostica , per l’appunto, Matteo Richetti. “Quando Berlusconi e Forza Italia hanno preso un impegno davanti al Paese, sapevano bene quali fossero i destini giudiziari del loro leader”, rintuzza Dario Nardella ricordando anche l’altra faccia del malessere azzurro.

Fra appena tre giorni un tribunale deciderà se il cittadino Berlusconi andrà ai servizi sociali o agli arresti domiciliari. Con tutte le conseguenze del caso. Renzi ostenta indifferenza e si concentra sull’imminente Def, il documento che dovrebbe dare forma e concretezza alle promesse di queste settimane. Oggi ha ricevuto a Palazzo Chigi Carlo Cottarelli, il responsabile della spending review. L’uomo dei tagli alla spesa pubblica. Poi il ministro dell’economia Pier Carlo Padoan. Il Consiglio dei ministri dovrebbe licenziare il Def già domani. “il documento è molto buono”, ha detto Renzi. (Il Tempo)