Continua l’odissea giudiziaria per l’ex dirigente del Sisde Bruno Contrada che pochi giorni fa ha subito una perquisizione domiciliare voluta dal procuratore generale di Palermo Roberto Scarpinato nell’ambito delle indagini sull’uccisione dell’agente di polizia Antonino Agostino e della moglie, avvenuto nel 1989.
“Contrada non e’ indagato, ma era intercettata una sua utenza telefonica, crediamo il cellulare, almeno dal gennaio 2018. Non e’ ammissibile. E’ una chiara violazione della privacy e dei diritti. Un atto illegittimo che abbiamo denunciato”. E’ quanto afferma il legale di Bruno Contrada, Stefano Giordano, dopo le perquisizioni eseguite lo scorso 29 giugno nell’abitazione e nei due immobili nella disponibilità. Durante un’intercettazione, in un colloquio in casa sua, col figlio, Contrada avrebbe fatto riferimento a fascicoli che ancora custodirebbe.
“E’ turpe, ingiusto e inumano che un vecchio continui a combattere – ha detto Contrada -. Di che cosa sono indagato, indiziato, sospettato, imputato? Di che cosa? Invece di lavorare per la sicurezza democratica avrei lavorato per la distruzione della democrazia in Italia? Solo delle menti malate o deformate da ideologie politiche che sono come tarli nel cervello degli uomini possono pensare una cosa del genere. Ho servito per una vita le istituzioni, ho lavorato per la sicurezza democratica perché la mafia, in Sicilia come nel resto d’Italia è un elemento di rovina della democrazia”.
Contrada, che appena un anno fa aveva visto concludersi un lunghissimo iter giudiziario iniziato 26 anni fa, con la revoca da parte della Corte di Cassazione della condanna a 10 anni inflitta per concorso in associazione mafiosa, non è indagato, come ha spiegato il suo legale. L’avvocato ha annunciato però un nuovo ricorso davanti alla Corte europea dei diritti dell’uomo “per denunciare l’illegittimità, sul piano convenzionale, di una normativa come quella italiana, che consenta alla pubblica autorità di sottoporre indiscriminatamente ad atti invasivi, quali sequestri e perquisizioni, a soggetti che non sono né indagati né in violazione della convenzione europea dei diritti dell’uomo”.
Sono stati così sequestrati album di vecchie foto che ritraggono Contrada, all’epoca vice, con il capo della Squadra mobile di Palermo Boris Giuliano, ucciso il 21 luglio 1979 da Cosa nostra, il verbale della deposizione resa nel suo processo per mafia da un ex collega di Contrada. Prelevata pure una lettera, mai spedita, indirizzata al pm Nino Di Matteo, in cui l’ex 007 aveva abbozzato solo l’inizio, per tentare di chiarire alcuni aspetti della sua deposizione sul delitto Agostino. Materiale di nessuna attinenza e rilievo rispetto alle indagini, ha sottolineato l’avvocato Giordano.
“Riteniamo che questi atti invasivi della liberta’ personale di Contrada siano anche l’effetto di una sentenza che a molti non e’ piaciuta – ha aggiunto il legale – E mi riferisco in particolare a quella della Corte europea dei diritti dell’uomo, e quella conseguente della Corte di Cassazione del luglio scorso. Chiaramente, non e’ piaciuta in particolare a coloro che hanno investigato e hanno fatto indagini e processato il dottor Contrada, come il dottor Caselli”. “Addirittura – ha proseguito Giordano- ricordo che Caselli ha detto che ‘cosi’ come non aveva capito niente la Corte europea, anche la Cassazione non ha capito nulla. Noi, invece, crediamo nel primato della giurisdizione e quindi riteniamo che anche un pubblico ministero, seppure in pensione, debba rispettare le sentenze dei giudici”.