Bruxelles pronta a flessibilità su conti dell’Italia, ma detta condizioni
COMMISSIONE EUROPEA Bruxelles chiede all’Italia di mantenere almeno la metà dell’incremento di entrate previsto con l’aumento dell’Iva
di Maurizio Balistreri
La Commissione europea dovrebbe approvare domani i suoi giudizi sulle leggi di bilancio degli Stati membri per il 2016 e le sue “raccomandazioni specifiche per paese”, sempre che i capi di gabinetto dei commissari, che si riuniscono oggi a Bruxelles, confermeranno questi punti nell’agenda della riunione del Collegio. Per quanto riguarda l’Italia, secondo quanto ha affermato “La Stampa”, la Commissione sarebbe pronta a concedere tutta la flessibilità di bilancio richiesta e motivata dal ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, pari a 0,85 punti percentuali di Pil (14 miliardi di euro), ma a condizione che il governo si impegni a mantenere il rapporto deficit/Pil del 2017 all’1,8%, con una correzione di 0,1 punti percentuali rispetto al dato dell’1,9% atteso dall’Esecutivo comunitario nelle sue previsioni economiche d’autunno. Inoltre, Bruxelles chiede all’Italia di mantenere almeno la metà (0,45 punti di Pil, pari a 7,2 miliardi) dell’incremento di entrate previsto con l’aumento dell’Iva, che il governo aveva predisposto come garanzia, in caso di necessità per mantenere gli obiettivi di bilancio, ma che poi ha annunciato di non volere attuare. Bruxelles lascerebbe comunque all’Italia la scelta se garantire quegli introiti con un aumento dell’Iva o con altre misure quantitativamente equivalenti.
Il vicepresidente della Commissione Valdis Dombrovskis e il commissario agli Affari economici e finanziari Pierre Moscovici lo spiegano in una lettera per Padoan data in partenza da Bruxelles in queste ore, sempre second il quotidiano. Nella lettera, vengono confermate le cifre che girano già da tempo riguardo alla quantificazione dei diversi elementi della flessibilità concessa: 0,5 punti percentuali di Pil per le riforme strutturali fatte dall’Italia e considerate convincenti, 0,25 punti per gli investimenti produttivi, e il resto per tenere conto dei costi della crisi migratoria (0,04%) e del giro di vite nella sicurezza (0,06%). La decisione di mantenere in agenda per la riunione del collegio dei commissari di mercoledì le “pagelle” sui bilanci degli Stati membri non è ancora sicura, perché oltre al caso dell’Italia, che appare ormai poco controverso, ci sono due altri paesi che hanno una situazione molto più delicata, ciò che potrebbe indurre i capi di gabinetto a un rinvio. Si tratta di Spagna e Portogallo, che non sono riusciti a ridurre al fatidico 3% il proprio deficit/Pil e sono dunque in situazione di palese infrazione rispetto alle regole del Patto di Stabilità, al punto che la Commissione potrebbe prospettare per loro, teoricamente, la richiesta di sanzioni finanziarie fino allo 0,2% del loro Pil.
Procedere alla richiesta di sanzioni – come vorrebbero i falchi del rigorismo, ormai sempre più isolati in Europa – sarebbe tuttavia una decisione estremamente penalizzante, e politicamente “stupida” in entrambi i casi: la Spagna non è riuscita a formare un governo dopo le ultime elezioni e dovrà ripetere il voto fra poche settimane; il Portogallo, che un governo è riuscito a formarlo con il ritorno al potere dei socialisti e l’appoggio della sinistra radicale, si vedrebbe imporre ancora misure d’austerità che non hanno funzionato e che hanno provocato la caduta della precedente maggioranza. C’è poi il caso della Francia, che continua a non rispettare gli obiettivi del Patto di Stabilità e a farla franca, grazie all’occhio di riguardo di cui ha sempre goduto (insieme alla Germania) nelle valutazioni di Bruxelles. Che la situazione sia delicata lo dimostra anche la lettera inviata nei giorni scorsi al presidente della Commissione, Jean-Claude Juncker, dal capogruppo del Ppe al Parlamento europeo, il tedesco Manfred Weber, che ha espresso la “profonda preoccupazione” del suo gruppo (in realtà solo della sua componente pro austerità) per “l’attuale interpretazione, attuazione e applicazione permissiva del Patto di Stabilità”. Weber non cita nessun paese, ma ha successivamente attaccato il commissario Moscovici, accusandolo, in pratica, di fare gli interessi dei suoi amici socialisti invece di applicate il Patto di Stabilità allo stesso modo e con lo stesso rigore per tutti.