Burocrazia e intelligence, governo di Berlino promette di rivedere sistema anti-terrorismo

Burocrazia e intelligence, governo di Berlino promette di rivedere sistema anti-terrorismo
23 dicembre 2016

Fallimento dell’intelligence interna, procedure d’asilo farraginose, ostacoli burocratici: dopo la strage di Berlino e la fuga, finita in Italia, del principale ricercato, il governo di Angela Merkel ha promesso di rivedere il suo sistema anti-terrorismo, che ha mostrato diverse gravi falle. “Il governo federale ha aggiornato le proprie leggi a tutela della sicurezza”, ha detto Merkel  per poi aggiungere che “dovremmo in futuro prevedere ulteriori modifiche alle leggi per garantire ancora maggiore sicurezza”. Poco prima di lei, anche il ministro degli Interni Thomas de Maizière aveva affermato: “E’ arrivato il momento di parlare delle conseguenze” per la Germania. E il ministro della Giustizia, Heiko Maas, ha annunciato delle decisioni “in tempi molto rapidi, a gennaio” che portino a determinare “come sovergliare meglio le persone pericolose” e anche come “espellere il più rapidamente possibile” gli immigrati in situazione irregolare. Il presunto autore dell’attentato del mercato di Natale, in cui sono rimaste uccise 12 persone, il 24enne tunisino Anis Amri, era noto alla polizia tedesca per la sua radicalizzazione islamista e la sua pericolosità; inoltre la richiesta di asilo era stata respinta e quindi avrebbe dovuto essere stato espulso già da diversi mesi.

INTELLIGENCE I disfunzionamenti dell’amministrazione tedesca messi in evidenza da questa dolorosa vicenda suscitano collera in Germania e non fanno che portare acqua al mulino della destra populista e xenofoba, ma anche divisione all’interno dei partiti di governo: “Le informazioni che abbiamo sul modo in cui le autorità hanno lavorato sono scioccanti”, ha denunciato il responsabile del partito conservatore della cancelliera, Armin Laschet, “non è cosi che si puoi garantire la sicurezza della Germania”. Il presidente del partito liberale, all’opposizione, Christian Lindner, ha parlato anche lui di un “fallimento dello Stato tedesco nel suo complesso che non può essere tollerato”. In particolare sono gli errori dei servizi dell’intelligence interna tedeschi, in un paese fiero del suo federalismo, a suscitare grande perplessita. Nel periodo tra il suo arrivo a luglio 2015 e l’attentato di lunedi, Anis Amri ha giocato al gatto e al topo con le differenti amministrazioni dei vari Laender, circolando dall’uno all’altro e facendosi registrare sotto differenti identità. La polizia del Nordreno Vestfalia, dove Amri ha soggiornato a lungo, lo considerava un elemento molto pericoloso, che stava preparando un attentato islamista. Il dossier è arrivato a Berlino, dove l’uomo nel frattempo si era trasferito, ma le autorità di polizia locali hanno chiuso il fascicolo dopo sei mesi di sorveglianza infruttuosa.

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PROCEDURE Lo stop alla sorveglianza nella capitale si è rivelato un “errore fatale”, ha detto l’esperto della Cdu per la sicurezza interna Stephan Mayer. Oggi le autorità di Berlino e della Renania si rimpallano la responsabilità, un gioco che illustra bene i limiti del modello federale tedesco. La vicenda mette in luce anche i problemi legati alla procedure d’asilo. Il presunto autore dell’attentato aveva visto la sua richiesta respinta a giugno dalle autorità della Renania. Ma ha potuto rimanere perché non possedeva documenti in regola, poiché la Tunisia ha negato per diversi mesi che si trattasse di un suo cittadino. Il caso ha voluto che Tunisi abbia riconosciuto la sua nazionalità solo mercoledì, due giorni dopo la strage. Angela Merkel ha annunciato oggi di voler parlare con il suo omologo tunisino per “affrontare la questione dei rimpatri”. La strage del mercato di Natale è un ulteriorie colpo alla popolarità del governo della cancelliera Merkel quando mancano appena nove mesi alle elezioni politiche, in cui correrà per un quarto mandato consecutivo. “L’attentato rappresenta un incubo per Angela Merkel” che vede ridotte le sue chance di rielezione, valuta il settimanale Der Spiegel.

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