Buste paga gonfiate, Comune Palermo chiede maxirisarcimento

Un maxi risarcimento da cento mila euro. Tanti ne ha chiesti il Comune di Palermo agli ex dipendenti del Coime (la società che si occupa dei lavori edilizi in città) accusati di gonfiare le buste paga con ore di straordinario mai eseguite. Il Comune aveva rischiato, nelle scorse udienze, di restare fuori dal processo che si svolge (per quattro imputati) con il rito abbreviato. La procura per la costituzione in dibattimento, presentata in udienza dall’avvocato di Palazzo delle Aquile, riportava infatti i dati del sindaco Leoluca Orlando, ma era firmata dal suo vice, Emilio Arcuri. La “distrazione” fu poi sistemata nell’udienza successiva. In abbreviato ci sono Giuseppe Leto, per il quale il pm Daniela Varone ha chiesto tre anni e mezzo, gaetanoFiorentino (due anni e otto mesi), Anna Ciollina (due anni e sei mesi, accusata di aver avuto abbonamenti Amat gratis) e Antonio Prester, per il quale il pm ha chiesto la prescrizione del reato. Hanno scelto il rito ordinario e sapranno nella prossima udienza se saranno rinviati a giudizio: Antonino Chinnici, considerato il promotore dell’organizzazione, che era il responsabile dell’Unità organizzativa appositamente creata alla segreteria generale del Comune per preparare gli stipendi del Coime; Francesco Centineo, Maria Rosaria Pollara, Salvatore Borrello, Giovanni Carramusa, Raffaele Vainolo, Rodolfo Santoro, Sergio Nicchi, Francesco Macaluso, Antonino Alioto, Antonino Berbeglia, Maria Teresa Giordano e Antonio Ventura. L’inchiesta dei carabinieri partì nel 2008 dai buoni pasto: ne erano stati distribuiti troppi. Dalla verifica emerse che gli indagati in busta paga si erano caricati il massimo (88 ore) dei permessi individuali retribuiti. Per un totale, dal 2002 al 2008, di 27.800 euro. Poi, ci sarebbe stato anche un regalo di massa: un milione di euro di straordinari distribuito a 550 lavoratori. La stragrande maggioranza delle persone intascò i soldi, poi restituiti, in buona fede, senza neppure accorgersene.