Gli Usa denunciano un atteggiamento “pericoloso e non professionale” da parte russa, la Russia respinge le accuse e sembra non curarsene troppo. Ma intanto si moltiplicano i “quasi incidenti” aerei nei cieli del Nord Europa, tanto che il Pentagono mette in guardia dal pericolo di una nuova escalation della tensione tre i due Paesi nemici durante la guerra fredda e oggi poco convinti di poter cooperare. Il nuovo motivo di tensione è una manovra – spettacolare e nel contesto provocatoria – di un Sukhoi SU-27 Flanker, che ieri si è avvicinato sino a 25 piedi (meno di 30 metri) a un aereo spia statunitense, un Rc -135 (foto), con un “tonneau”, in sostanza una giravolta su se stesso, sorvolando il velivolo americano. E’ accaduto, secondo il Pentagono, in spazio aereo internazionale. Per giunta a sole due settimane da un azzardato avvicinamento da parte di un altro Sukhoi a un RC-135, che già avveniva il giorno dopo un volo di due aerei russi a pochi metri di distanza da un cacciatorpediniere Usa, Donald Cook. Insomma, un fitto calendario di scaramucce, sempre nel Baltico, che per la Russia è un mare “di casa”, con crescente e sempre meno tollerata presenza Nato.
Il Pentagono, contattato da Ria Novosti, ha puntato il dito oggi contro un “pericoloso e non professionale inseguimento aereo, che avrebbe potenzialmente potuto causare danni e ferite agli equipaggi coinvolti”. La vicenda è da una parte liquidata come iniziativa di un singolo pilota, poi però la portavoce Michelle Baldanza ha sottolineato che anche le iniziative di un singolo “possono potenzialmente portare ad una inutile escalation della tensione tra i Paesi”. Accuse respinte al mittente dalla Difesa russa. “Tutti i voli dell’aviazione russa avvengono in base alle regole internazionali sull’utilizzo dello spazio aereo”, ha dichiarato oggi il portavoce del ministero, il generale maggiore Igor Konashenkov .”Allo stesso tempo, vorremmo far notare che gli RC-135 americani cercano costantemente di avvicinarsi ai confini russi con i transponder spenti. Quindi gli equipaggi di difesa devono lanciarsi in volo per un’identificazione visiva del tipo di aereo e del numero di serie”. Secondo Konashenkov, la soluzione al problema di quello che per gli Usa sono evidenti provocazioni è molto semplice: “O gli aerei americani smettono di volare presso i nostri confini o accendono il transponder, così possono essere identificati con i controlli radar”.