Ha ottenuto ‘l’imprimatur’ del Consiglio dei grandi ulema saudita la decisione annunciata ieri dal re Salman di concedere alle donne, a partire dal mese di giugno 2018, il permesso di guidare l’auto, un passo che ha posto fine a un tabù nel regno, unico Paese al mondo in cui vigeva tale divieto. Per anni le organizzazioni in difesa dei diritti hanno fatto campagne per ottenere questo risultato. Alcune donne saudite sono state multate per aver sfidato le autorità, altre addirittura incarcerate. “Autorizzare la donna a guidare la macchina è cosa lecita”, ha sancito in un tweet il Consiglio dei grandi ulema, che è la massima autorità religiosa dell’Arabia Saudita. “Iddio conservi il servitore dei due Luoghi Santi (ossia re Salman, ndr) che si adopera per l’interesse del suo Paese e del suo popolo alla luce di quanto sancito dalla sharia islamica”, afferma ancora il Consiglio. Alcuni giorni fa le autorità saudite avevano silurato lo sceicco Saad al-Hajry, presidente del Consiglio della fatwa nella provincia di Asir, nel sud del Paese, per aver dichiarato in pubblico che le donne non possono guidare poiché “hanno un quarto di cervello”. Il decreto del Re Salman prevede la formazione di una commissione ministeriale che dia il suo parere nel giro di 30 giorni e che l’autorizzazione diventi effettiva entro giugno 2018, secondo la Saudi Press Agency. Nel regno ultraconservatore del Golfo le donne sono sottoposte alla tutela di un uomo della loro famiglia – generalmente il padre, il marito o il fratello – per viaggiare o studiare. Nel quadro dell’ambizioso piano di riforme economiche e sociali in vista del 2030, Riad sembra voler ammorbidire alcune restrizioni e tenta prudentemente di promuovere alcune forme di socialità e di movimento. Appena sabato scorso centinaia di donne saudite hanno preso posto per la prima volta in uno stadio di Riad, in occasione della festa nazionale, con concerti e fuochi d’artificio. Finora le donne non erano ammesse negli stadi in ottemperanza alla regola della separazione dei sessi negli spazi pubblici.