Caduta libera per Trudeau: dimissioni shock da primo ministro. Trump: “Canada diventi Stato Usa”
Il 53enne è leader dei Liberali e primo ministro da nove anni. Ecco le due donne favorite per la successione
Il primo ministro canadese Justin Trudeau ha annunciato lunedì le sue dimissioni da leader del partito Liberale e da primo ministro, mettendo fine a una crisi politica che dura da alcuni mesi. Resterà in carica fino a fine marzo, dando tempo al partito Liberale di trovare un nuovo leader: poi si terranno nuove elezioni, per eleggere un nuovo primo ministro. In Canada, viene nominato primo ministro il leader del partito che ottiene il maggior numero di seggi in parlamento.
Trudeau, alla guida di un governo di centrosinistra, era da tempo assai impopolare: aveva perso l’appoggio di forze politiche che prima lo sostenevano e anche alcuni membri del suo stesso partito ne avevano chiesto le dimissioni. Senza le dimissioni di Trudeau si sarebbe andati a elezioni nell’ottobre del 2025. La crisi si era aggravata a metà dicembre, quando Chrystia Freeland, la ministra delle Finanze, aveva annunciato le sue dimissioni, poco prima della presentazione dei risultati economici dell’ultimo periodo, che hanno evidenziato un deficit di bilancio molto più alto del previsto: quasi 62 miliardi di dollari canadesi (circa 41 miliardi di euro). Una settimana dopo Trudeau aveva annunciato il cambio di otto dei 35 ministri del suo governo, ma senza placare le critiche dell’opposizione, né quelle interne al partito.
Nel discorso con cui ha annunciato le sue dimissioni, Trudeau ha detto che il parlamento canadese è «paralizzato da mesi» ed è quindi necessario procedere a nuove elezioni per eleggerne uno nuovo. Ha anche detto che le “divisioni interne” al suo partito gli hanno fatto capire che non sarebbe potuto essere il leader dei Liberali nelle prossime elezioni. Nelle prossime settimane emergeranno le candidature a succedere a Trudeau alla guida dei Liberali: fra i possibili candidati la stampa canadese indica proprio l’ex ministra delle Finanze Freeland, ma anche la ministra degli Esteri Mélanie Joly, il governatore della banca centrale Mark Carney e l’ex governatrice della British Columbia, Christy Clark.
Le due donne favorite per la successione
Tra i favoriti alla successione ci sono due donne: l’attuale ministra degli Esteri, Melanie Joly, e l’ex ministra delle Finanze Chrystia Freeland, che a dicembre ha lasciato il governo criticando Trudeau con un livore inatteso. Bisognerà ora capire come si evolverà la situazione alla riapertura dei lavori parlamentari. I tre principali partiti d’opposizione, tra cui l’ex alleato socialdemocratico New Democratic Party (NDP), avevano preannunciato una mozione di sfiducia alla Camera bassa, dove il Partito liberale è in minoranza, alla ripresa delle sedute parlamentari il 27 gennaio, con l’obbiettivo di far cadere il governo e forzare l’indizione di elezioni anticipate. Se anche ciò non dovesse avvenire, in ogni caso si aprirà una durissima campagna in vista delle elezioni generali del prossimo ottobre.
Proprio nell’anno in cui il Canada assume la presidenza di turno del G7: il vertice dei leader delle sette economie più avanzate del mondo si terrà ad Alberta il prossimo giugno. Nelle scorse ore, il quotidiano Globe and Mail aveva riferito che il primo ministro avrebbe informato alcuni stretti consiglieri della sua intenzione di lasciare la guida del Paese “entro 48 ore”: poi l’accelerazione finale per anticipare la riunione del gruppo parlamentare liberale prevista per mercoledì. Trudeau sapeva di avere infatti perso il sostegno della maggioranza dei deputati del partito che guida dal 2013. Due anni dopo, era stato eletto premier. Con indici di popolarità sempre più altalenanti, da mesi ha subito un vero e proprio crollo d’immagine, a causa del forte aumento del costo della vita, della mancanza di alloggi a prezzi accessibili e del peggioramento dei servizi pubblici.
L’annuncio delle dimissioni
In un’affollatissima conferenza stampa fuori dalla sua residenza ad Ottawa, oggi, 6 gennaio, l’ex icona liberal ha dichiarato che lascerà la guida del governo, dopo quasi un decennio, non appena il suo Partito liberale avrà scelto un successore. “Le battaglie interne al mio partito”, ha detto, “indicano che io non possa essere la migliore opzione” per le elezioni federali, fissate per il prossimo ottobre. Ad aggiungere maggiore incertezza alla situazione politica, proprio nell’anno in cui il Canada assume la presidenza del G7, Trudeau ha chiesto che il Parlamento resti “sospeso” fino al prossimo 24 marzo per permettere ai liberali di scegliere il futuro leader. Chiunque prenderà il suo posto, ha una sfida durissima davanti a sé: il Partito conservatore è dato in vantaggio di oltre 20 punti percentuali in quasi tutti i sondaggi.
Trudeau, sempre più impopolare in patria, è stato ripetutamente preso in giro via social da Donald Trump, che lo chiama “governatore” alludendo alla possibilità che il suo Paese diventi il 51° stato degli Usa. Ex icona liberal, da tempo in caduta libera nei sondaggi, ha accettato nelle scorse ore di dimettersi sotto la pressione dell’opposizione conservatrice ma anche – come ha riconosciuto lui stesso – dei “notabili” del suo stesso partito, preoccupati dal vantaggio nettissimo in tutte le inchieste del Partito conservatore guidato dal “falco” Pierre Poilievre.
Trudeau ha 53 anni ed era leader dei Liberali e primo ministro del Canada da nove anni. Fu eletto per la prima volta nel 2015 e da allora il suo partito ha vinto le elezioni due volte di seguito. Dal 2019 però non ha la maggioranza in parlamento e nonostante una buona ripresa del paese dopo la pandemia da Covid-19 i consensi nei suoi confronti hanno continuato a diminuire.
La sua immagine è crollata esponenzialmente negli ultimi mesi per diversi fattori: dall’aumento del costo della vita alla mancanza di alloggi a prezzi accessibili, passando per il peggioramento dei servizi pubblici. I Liberali sono in grave difficoltà anche nei sondaggi: hanno il 22 per cento dei consensi, più o meno la metà del 43 per cento dei Conservatori di Pierre Poilievre. Il Nuovo Partito Democratico (NDP, di sinistra) è il terzo partito con il 19,5 per cento: sosteneva il governo fino allo scorso settembre.
Trump: “Canada diventi Stato Usa”
Donald Trump ha recentemente riacceso il dibattito sull’idea che il Canada possa diventare il 51esimo Stato degli Stati Uniti, esprimendo questa opinione in un post su Truth Social dopo le dimissioni del premier canadese Justin Trudeau. Trump ha affermato che “molte persone in Canada amerebbero essere il 51esimo Stato”, sottolineando che gli Stati Uniti non possono più tollerare il massiccio deficit commerciale con il Canada e i sussidi che questo Paese riceve per mantenere la sua economia.
Nel suo messaggio, Trump ha sostenuto che l’unione tra Canada e Stati Uniti porterebbe a benefici economici significativi, come l’abolizione delle tariffe e una riduzione delle tasse. Ha anche menzionato che, unendosi agli Stati Uniti, il Canada sarebbe al sicuro dalle minacce di navi russe e cinesi. Questa proposta non è nuova; Trump aveva già accennato a tale possibilità durante una cena con Trudeau a novembre, ma ora sembra farlo con un tono più provocatorio. La situazione politica in Canada è attualmente instabile, con Trudeau che ha annunciato le sue dimissioni in seguito a pressioni interne al suo partito e alla crescente opposizione.
La sua vice premier e ministra delle Finanze, Chrystia Freeland, ha anche rassegnato le dimissioni, evidenziando le divisioni all’interno del governo riguardo alla gestione delle minacce tariffarie di Trump. In sintesi, l’idea di Trump di trasformare il Canada nel 51esimo Stato americano è stata accolta con interesse da alcuni canadesi, ma riflette anche le tensioni politiche e commerciali tra i due Paesi in un momento di crisi per il governo canadese.