Draghi: puntare a rinnovabili, ma non rinunciare ora a gas

Rischioso classificare nucleare adeguato per investimenti “verdi”. Il presidente del Consiglio ha affrontato l’argomento del “rischio sociale” che corre la transizione energetica

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La transizione energetica, con lo sviluppo delle rinnovabili come “punto di arrivo”, è e deve restare la strategia dell’Ue, ma bisogna fare attenzione alle diverse situazioni nazionali, e al fatto che in certi paesi membri è difficile rinunciare immediatamente al gas, che continuerà ad accompagnare la transizione, sia pure diminuendo progressivamente la propria importanza. E’ quanto ha detto, sostanzialmente, il presidente del Consiglio Mario Draghi durante la conferenza stampa al temine del vertice Ue di oggi a Bruxelles.

Nelle conclusioni del Consiglio europeo, ha osservato Draghi, “si fa cenno alla necessità di mantenere gli obiettivi fissati per il 2030 e per il 2050, e tutto questo però, si dice, tenendo conto delle specifiche situazioni dei vari paesi; quindi evidentemente c’è una consapevolezza del fatto che alcuni paesi condividono l’obiettivo, ma le idee sulla velocità con cui raggiungerlo non sono uguali per tutti”. Draghi ha anche ammesso che ci sono dei rischi di credibilità sui mercati, se gli “atti delegati” della Commissione europea riguardanti i criteri di sostenibilità ambientale (“Tassonomia”) stabiliranno che il gas e il nucleare possono essere considerati come attività economiche ammissibili per gli investimenti “verdi”.

“Sul nucleare – ha riferito – c’è stata una discussione: alcuni paesi”, guidati dalla Francia, “vogliono che il nucleare rientri per le fonti di energia non inquinanti, accettabili. La Commissione presenterà una proposta, il suo ‘atto delegato’ in dicembre. Vedremo quale sarà la situazione; ci sono chiaramente posizioni molto diverse, molto divisive all’interno del Consiglio europeo. Vedremo cosa proporrà la Commissione, quale nucleare”. “In ogni caso – ha continuato il presidente del Consiglio -, è chiaro che qualunque sia il tipo di nucleare ci vuole moltissimo tempo prima che entri ad essere produttivo di energia. Quindi, per il momento credo che la cosa importante sia continuare con la strategia fondata sulle rinnovabili che conosciamo”.

Alla specifica domanda di un giornalista sui rischi di credibilità sui mercato per la Tassonomia, nel caso in cui vengano classificati come sostenibili gli investimenti nel nucleare (e anche nel gas come fonte di transizione), Draghi ha risposto: “Sì, sì, non c’è dubbio che bisogna stare estremamente vigili su questo cambiamento della ‘Tassonomia’, e non so se sarà un cambiamento”. Il presidente del Consiglio ha poi riferito che nella lunga discussione di ieri sull’impennata dei prezzi dell’energia, “l’Italia ha fatto presente la necessità di intervenire immediatamente a livello europeo”, riconoscendo che “la Commissione ha preparato una buona risposta, prima di tutto con una serie di interventi immediati che vanno dall’aiuto alle famiglie, allo sviluppo delle interconnessioni, all’integrazione dei mercati, allo stoccaggio”.

“Noi – ha sottolineato – siamo stati molto espliciti sulla necessità di preparare da subito l’ipotesi di uno stoccaggio integrato per quanto riguarda le scorte strategiche” di gas, “e di cominciare a fare una specie di inventario delle riserve che sono disponibili oggi nei vari Stati membri; questo perché dobbiamo riuscire ad arrivare a un sistema che protegga tutti i paesi dell’Unione in egual misura. E prevenendo certi movimenti di mercato come quelli che stiamo vedendo, dove delle società di un paese stanno acquistando capacità di stoccaggio in altri paesi. Certe volte questi movimenti di mercato non vanno esattamente nella direzione di garantire a tutti i paesi membri una protezione. Oltre questo – ha aggiunto – c’è chiaramente bisogno di una risposta più strutturale di lungo periodo, è questa non può che essere data a livello europeo”.

“Sostanzialmente – ha continuato Draghi – le misure proposte della Commissione sono misure di breve periodo, che consistono negli aiuti alle famiglie, soprattutto alle fasce più deboli, cose che noi avevamo già iniziato a fare, prima con uno stanziamento di più di un miliardo, un miliardo e mezzo, e poi con circa 3 miliardi un paio di settimane fa”. “La discussione – ha detto ancora il premier – c’è stata anche su quanto questa rialzo dei prezzi sia strutturale e quanto sia transitorio. Lì naturalmente ci sono varie considerazioni: l’ipotesi più probabile è che sia per una parte strutturale e per una parte destinato a sparire. Però chiaramente questo episodio mostra la necessità di avere una strategia che punti all’autonomia strategica dell’Unione. Ed è su questo che la Commissione è al lavoro” su altre misure di lungo periodo, cominciando “con alcuni provvedimenti importanti che sono le integrazioni dei mercati e le interconnessioni. Molti dei problemi nascono da questioni, che si possono riparare senza grandi cambiamenti, proprio relativi all’infrastruttura di distribuzione del gas; ma poi occorrono accordi di lungo periodo con altri paesi e occorre soprattutto aggiungere una autonomia strategica in questo senso”.

“Molti di noi – ha riferito Draghi – hanno detto che la vera autonomia strategica si raggiunge nel lungo periodo soltanto non dipendendo dal gas che per l’85-90% oggi è importato; quindi è sul lungo periodo è sulla strategia delle rinnovabili che bisogna contare”. “Quello che però è evidente – ha rilevato – è che se i prezzi del gas salgono, a partire dal 2026 (quando non ci saranno più gli investimenti del Recovery Plan europeo, ndr) ci sarà un gap di finanziamento di circa 470 miliardi di dollari all’anno fino al 2030. Quindi si pone il problema anche di finanziare questo percorso verso le rinnovabili”. “Il senso della discussione che c’è stato ieri, da parte di molti Stati membri, è stato quello di dire che è difficile rinunciare al gas immediatamente, e che quindi per molti paesi il gas continuerà ad accompagnare la transizione ecologica, sia pure diminuendo la propria importanza. Ma è chiaro che il punto di arrivo non può essere che quello delle rinnovabili”, ha detto ancora Draghi.

Infine, il presidente del Consiglio ha affrontato l’argomento del “rischio sociale” che corre la transizione energetica, se non saranno evitati o ammortizzati gli effetti negativi dell’aumento dei prezzi, non solo del gas e dell’elettricità, ma anche dei carburanti, sulle categorie più vulnerabili. “La consapevolezza della complessità di dover calibrare la velocità della transizione ecologica con la disponibilità degli attuali combustibili e con i prezzi che questi possono raggiungere c’è di sicuro a livello comunitario”, ha detto; “e se non ci fosse stata – ha continuato – ci saremmo stati noi e i francesi” a sollevare la questione.

“I francesi hanno avuto un’esperienza sociale abbastanza impressionante (con i ‘gilet gialli’, ndr) di come questa cosa sia fondamentale per fare poi le cose necessarie. Per cui è importante far tutto questo; è importante ricordarsi soprattutto dei poveri, delle fasce più deboli, di coloro per i quali questa transizione e costosa, ed è spesso costosa in maniera insopportabile. E questo sarà sempre la prospettiva con cui queste misure vengono decise, con una necessità di assicurare l’equità il più possibile, senza perdere di vista questi aspetti”. E questo, ha concluso Draghi, “sia per un motivo di giustizia, sia perché altrimenti le cose non si fanno, come abbiamo detto in tanti: non c’è sviluppo, non c’è crescita senza equità”.