Il calcolo politico per la Casa Bianca, ecco come si vincono le presidenziali Usa

VERSO L’8 NOVEMBRE L’elenco dei principali “swing states”, il numero di voti elettorali a loro disposizione e il risultato dei sondaggi più recenti

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Per vincere un’elezione presidenziale Usa ci vogliono anni, miliardi di dollari e una volontà di ferro. Ma occorre anche saper macinare una gran quantità di numeri. Il vincitore deve raggiungere il numero magico di 270 voti dei voti dei collegi elettorali, ma anticipare il risultato comporta complesse operazioni di addizione e sottrazione. Il fatto è che l’elezione presidenziale del prossimo 8 novembre non è un esercizio di democrazia diretta, nel quale un voto popolare su scala nazionale determina un risultato maggioranza semplice. Piuttosto i candidati devono ottenere la maggioranza dei voti dei collegi elettorali, assegnati ai 50 stati dell’Unione. Al vincitore del voto popolare in uno Stato vengono assegnati i grandi elettori di quello Stato, il cui numero ne rispecchia grosso modo il peso demografico. Con l’eccezione del Maine e del Nebraska, che distribuiscono i loro voti dei collegi elettorali su base proporzionale, chi ottiene la maggioranza nel voto popolare in uno Stato ne ottiene anche tutti i voti elettorali: winner-takes-all.

Con una popolazione di 38,8 milioni, la California ha 55 voti elettorali, il Montana, con un milione di abitanti, solo tre. Sono in palio 538 voti elettorali, che corrispondono al totale degli eletti al parlamento Usa (i 435 deputati del Congresso e i 100 senatori) più tre per la capitale Washington. Tecnicamente saranno questi grandi elettori ad eleggere il 19 dicembre il presidente e il vicepresidente in una cerimonia che formalizzerà l’esito del voto di martedì. Per arrivare alla Casa Bianca un candidato ha bisogno della maggioranza semplice dei voti elettorali, 270. Se la storia conta qualcosa, la strada verso la stanza Ovale è assai più sgombra per la democratica Hillary Clinton che per il rivale repubblicano Donald Trump. Questo perchè 18 Stati, che hanno a disposizione un totale di 242 voti elettorali, dal 1992 hanno sempre votato per il candidato democratico. Nello stesso periodo, altri 13 Stati hanno sempre scelto il repubblicano, ma contano solo per 102 voti. Altri sei Stati sembrano saldamente in mano a Trump, nonostante in passato abbiano cambiato spesso colore politico. L’esito del voto dipende perciò da una dozzina di cosiddetti “swing states”, che tendono a cambiare cavallo a ogni elezione, nei quali Clinton e Trump stanno concentrando tutti gli sforzi finali delle loro campagne.

I due candidati visitano di continuo i tre “swing States” più importanti, la Florida con i suoi 29 voti elettorali, la Pennsylvania con 20 e l’Ohio con 18. Ma è possibile anche che i pretendenti alla Casa Bianca raggiungano quota 270 accumulando i voti di molti Stati minori, come Nevada, Iowa e New Hampshire, o spostando l’elettorato a loro favore in uno Stato che tradizionalmente vota per il campo opposto. Gli esperti stanno esaminando tutte le possibili combinazioni per arrivare al risultato di 270, aggiungendo l’Ohio, sottraendo l’Iowa, spostando uno stato democratico qui e uno repubblicano lì. Ma nonostante gli esercizi di addizione e sottrazione, tutti sono concordi nel ritenere che la Florida, la madre degli “swing states”, abbia le chiavi della Casa bianca. Senza la Florida, vincere sarebbe “molto difficile” per Trump, ha ammesso il capo della sua campagna Kellyanne Conway. Ecco l’elenco dei principali “swing states”, il numero di voti elettorali a loro disposizione e il risultato dei sondaggi più recenti, fino al fine settimana scorso, che includono anche due outsider, il libertario Gary Johnson e la verde Jill Stein.

– Florida: 29 voti elettorali Clinton ha il 44,7 per cento, Trump il 44 per cento

– Pennsylvania: 20 voti elettorali Clinton 46,3 per cento, Trump 41,3 per cento

– Ohio: 18 voti elettorali Trump 44,8 per cento, Clinton 43,7 per cento

– Georgia: 16 voti elettorali Trump 46,3 per cento, Clinton 43,5 per cento

– North Carolina: 15 voti elettorali Clinton 45,8 per cento, Trump 43,8 per cento

– Virginia: 13 voti elettorali Clinton 46 per cento, Trump 38,8 per cento

– Arizona: 11 electoral votes Clinton 43,5 per cento, Trump 42 per cento

– Colorado: nove voti elettorali Clinton 44,6 per cento, Trump 38,4 per cento

– Iowa: sei voti elettorali Trump 41,7 per cento, Clinton 40,3 per cento

– Nevada: sei voti elettorali Clinton 45,3 per cento, Trump 43,3 per cento

– New Hampshire: quattro voti elettorali Clinton 44,5 per cento, Trump 38 per cento

Anche lo Utah, con i suoi sei voti elettorali, ha un suo interesse, pur essendo uno stato repubblicano dal 1968.
0, 2 nov. () – Il candidato indipendente mormone ed ex agente Cia Evan McMullin, entrato in corsa ad agosto, ha superato la Clinton nei sondaggi e si avvicina pericolosamente a Trump. (fonte Afp)