Certo, anche Umberto Bossi lo ha tradito. Ma quando c’era il Senatur era tutta un’altra cosa. A quei tempi nessuno nella Lega si sarebbe sognato di mettere in discussione la leadership di Silvio Berlusconi. Potevano farlo Gianfranco Fini, Pier Ferdinando Casini, perfino Angelino Alfano, ma il Carroccio no. Loro erano gli alleati più fedeli, quelli su cui il Cavaliere poteva sempre contare. Ora invece le cose sono cambiate. Bossi non è più al timone della Lega e al suo posto è arrivato il “rampante” Matteo Salvini. Così anche Roberto Calderoli può permettersi l’ardire di dare il benservito a Berlusconi. “Nei fatti – dice il senatore ospite di Maria Latella su SkyTg24 – il leader del centrodestra è Matteo Salvini. Berlusconi che dice ‘preparate i kalashnikov perché sto tornando’ probabilmente vuole andare a caccia. Renzi accetti il confronto con Salvini, non nelle trasmissioni preelettorali, ma tutti i giorni fin da ora. Non andando dai bambini, come ha fatto l’altro giorno”. Calderoli parla anche del successore di Giorgio Napolitano e traccia un identikit: “Siamo ampiamente disponibili a discutere, ma cerchiamo di non tirar fuori la solita vecchia scarpa della politica”.
Quindi fa anche qualche nome di papabili: “Penso, ad esempio, a Caprotti di Esselunga, o a Vittorio Feltri. Ma una cosa è certa: non possiamo più avere un presidente della sinistra”. Ultimo tema all’ordine del giorno quello della legge elettorale che il Senato discuterà a partire dal 7 gennaio. Calderoli è l’inventore della cosiddetta “clausola di salvaguardia” che posticipa l’entrata in vigore della riforma. “Non è un dettaglio marginale – spiega -, perché è legata all’approvazione della riforma costituzionale, visto che lItalicum è fatto per la sola Camera. Se la clausola di salvaguardia è subordinata a una data, si può intervenire per anticipare le elezioni ma se l’entrata in vigore è condizionata non a una data ma all’approvazione della riforma della Costituzione, è un po’ più complicato… Sarebbe da banditi intervenire con un decreto”.