Calenda: “Ilva emergenza nazionale. Assordante silenzio e non solo dal Pd”
Il ministro: “Se Tar concede sospensiva, inizia processo spegnimento”
“L’Ilva e’ una emergenza nazionale, la fabbrica rischia di chiudere: se la Regione Puglia ritira il ricorso possono riprendere le trattative, viceversa, se il Tar concedera’ la sospensiva si dovra’ iniziare il processo di spegnimento”. Lo dice il ministro dello Sviluppo, Carlo Calenda, che un’intervista al ‘Corriere della Sera’ denuncia che “l’Italia e’ bloccata dai veti incrociati” e “c’e’ un silenzio assordante della classe dirigente italiana, non solo del Pd, ma anche negli altri partiti non populisti e nella societa’ civile”. “Emiliano ha fatto ricorso su tutto, dai vaccini al Tap – aggiunge Calenda riferendosi al presidente della Regione Puglia – per fortuna li ha persi”, “viene da pensare che non abbia consapevolezza di quello che fa, quello che stiamo vedendo e’ inaccettabile”. Il ministro ha dedicato alla questione Ilva anche una raffica di tweet, in un botta e risposta sul social network. “E se i rappresentanti dei territori dicono no a tutto che facciamo? Spegniamo il Paese?”, ha twittato Calenda. “Quando si compie un’azione che ha conseguenze o si assumono le responsabilita’ conseguenti oppure le si scarica su qualcun’altro. Nello specifico i cittadini di tutto il Paese”. Il ministro ha ricordato di aver dialogato con Emiliano e con il sindaco di Taranto, Melucci: “Lo scorso 15 novembre l’investitore ha presentato piano ambientale e industriale a istituzioni locali. Melucci non si e’ presentato. Abbiamo deciso di fare tavolo dedicato a Taranto. Emiliano soddisfatto. Poi entrambi hanno fatto ricorso”. Per Calenda, la soluzione va trovata “confrontandosi sempre e portando la discussione sul merito. Evitando gli slogan, evidenziando le responsabilita’, ammettendo i propri errori. Poi magari non funziona. Ma provarci si deve”.[irp]
Per questo il ministro ha rinnovato a Emiliano l’offerta di “riaprire immediatamente il tavolo di Taranto per avviare un dialogo costruttivo ritirando contestualmente il ricorso contro il Dpcm ambientale”. A Calenda ha replicato il comune di Taranto, il quale si dice pronto a dialogare, ma senza tradire la cittadinanza, per la quale chiede dal governo garanzie serie. “Il Comune di Taranto – si legge in una nota – non rinuncia al dialogo costruttivo, per il quale resta disponibilita’ piena e immediata. Un dialogo che coinvolga finanche le procedure giudiziali avviate. Ma nessuno puo’ pretendere che l’amministrazione chiuda gli occhi e tradisca i cittadini sulla madre delle questioni, la loro salute, la loro qualita’ della vita. Dopo una dozzina di decreti salva Ilva, ora il Governo fornisca garanzie serie su un decreto salva Taranto e tarantini”. Con Calenda si schierano il ministro dell’Ambiente, Gian Luca Galletti e Pierferdinando Casini. “Casi come quelli dell’Ilva e della Tap – dice Galletti – raccontano un’Italia prigioniera dei ‘no’ e costretta a sacrificare lavoro, ambiente e opportunita’ di crescita. Siamo contro l’Italia dei veti, di chi sa solo opporsi allo sviluppo e urla senza costruire nulla”. “Sull’Ilva – commenta Casini – e su un’Italia bloccata dai veti e dalle carte bollate, Calenda non ha una ragione, ma mille. Se continuiamo cosi’, i residui investimenti esteri scapperanno. Questo e’ un Paese dove la demagogia rischia di prevalere. Noi siamo per un’altra politica, perche’ con le urla e il populismo l’Italia va al macero”.[irp]