Calo pressione fiscale, un bluff. Asili nido e tariffe locali più cari

FAMIGLIE PIU’ POVERE Annullati gli effetti dei tagli al fisco alla luce dei dati Confesercenti. L’Irpef è aumentata fino al 60% di Laura Della Pasqua

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di Laura Della Pasqua

Canone-Bolletta-RaiQuello che il governo concede con una mano, se lo riprende con l’altra tramite gli enti locali. Il calo della pressione fiscale su cui spesso il ministro dell’Economia insiste si rivela un bluff alla luce dei dati. Il taglio delle tariffe sotto il controllo nazionale che a metà del 2016 segnavano un calo dello 0,6% non ha prodotto alcun vantaggio per le tasche dei contribuenti. Anche perché si tratta solo dello sconto sul canone Tv ampiamente compensato dall’aumento delle tariffe locali che continuano a correre, (+1,2%). E nonostante il ritmo più lento rispetto al +1,7% del 2015 tanto basta per annullare di fatto gli effetti del calo delle tariffe nazionali. A lanciare l’allarme è l’Ufficio Economico della Confesercenti. Le tariffe energetiche, invece, continuano il calo (-6,7%), in linea con la generale discesa delle quotazioni di petrolio e gas naturale. A conti fatti, dunque, la crescita complessiva delle tariffe non energetiche sale dello 0,1% mentre per quelle energetiche prosegue il calo (-6,7%), in linea con la generale discesa delle quotazioni di petrolio e gas naturale, spiega ancora la nota Confesercenti.

TARIFFE NAZIONALI A guidare la loro riduzione è la rimodulazione dell’importo del canone tv, fissato ora a 100 euro con un calo dell’11,9% sullo scorso anno. Bene anche il calo del costo dei trasporti ferroviari nazionali (-3,1%) ed in misura minore i medicinali (-0,7%), categoria che include anche i farmaci di fascia C con obbligo di prescrizione.

TARIFFE LOCALI Ad aumentare è soprattutto la bolletta dell’acqua potabile, che nel 2016 cresce del 3,4%, anche se il dato è decisamente in frenata rispetto all’8,5% di incremento medio registrato lo scorso anno. Accelerano, invece, gli aumenti degli asili nidi: dopo la tregua del 2015 (+0,7%), i costi per le famiglie italiane nel 2016 tornano ad aumentare del 3,1%. Dal 2012 l’incremento è stato del 9,7%, oltre il doppio dell’inflazione nello stesso periodo. In rialzo nel 2016 anche l’istruzione secondaria e universitaria (+1,5%), trasporti ferroviari regionali (+1,2%) e rifiuti solidi urbani (+0,7%). “Anche sul piano delle tariffe – spiega Mauro Bussoni, segretario senerale Confesercenti – si inizia a registrare l’andamento contradditorio spesso rilevato nel fisco: tagli a livello nazionale ed aumenti locali. Il timore è che, con il congelamento delle tasse locali giustamente deciso dal governo, il fenomeno possa peggiorare: le tariffe sono una delle poche leve economiche rimaste alle amministrazioni locali, in cronica mancanza di fondi a causa dei tagli dei trasferimenti centrali”. Il timore, spiega ancora, è che si possano profilare in corso d’anno “forti aumenti relativi al servizio raccolta smaltimento rifiuti, soprattutto per le imprese turistiche e commerciali urbane”.

I costi per le imprese del commercio sono già pesanti: In media un ristorante nel 2015 ha pagato 2.750 euro l’anno, un albergo oltre 5.600: “altri incrementi metterebbero in seria difficoltà le imprese”, conclude Bussoni. L’aumento delle tariffe fa paio con quello delle imposte locali. Secondo uno studio condotto dalla Uil sulle politiche territoriali, le tasse locali (Imu, Irpef, Tasi e Tari 2016) nelle città più grandi sono aumentate fino a triplicare negli ultimi cinque anni. Roma è una delle città più costose d’Italia per quanto concerne le tasse locali. Mentre la Tari 2016 dovrebbe cedere qualcosa (dopo aver subito aumenti importanti dal 2010 al 2013 e quindi comunque aumentata del 12,4% negli ultimi 5 anni), l’addizionale Irpef (0,9%) è la più alta del paese. Secondo la ricerca Uil, le famiglie romane pagano una media di 1.962 euro l’anno sommando complessivamente le tasse sui rifiuti, sulla seconda casa e l’Irpef, grazie soprattutto alle aliquote per Tasi e IMU sulla seconda casa, impostate sul massimo consentito dalla legge, e cioè l’11,4 per mille. A Napoli, negli ultimi cinque anni, la tariffa sui rifiuti è cresciuta fino a toccare, con la Tari 2016, i 436 euro di media per famiglia tipo. L’Irpef è aumentata fino al 60%, costando ad oggi circa 366 euro a nucleo familiare.