Cronaca

Calo record emissioni gas Ue nel 2019, bene l’Italia

Nel 2019, nell’Ue a 27 le emissioni di gas a effetto serra sono diminuite del 3,7% rispetto al 2018, un record su base annua, mentre il Pil è cresciuto dell’1,5%. Le emissioni dell’Ue sono ora già diminuite del 24% rispetto ai livelli del 1990, al di là dell’obiettivo del 20% che doveva essere raggiunto entro il 2020, secondo il piano “20-20-20” che l’Ue aveva approvato nel 2009 per il periodo 2013-2020. Sarà molti probabilmente raggiunto anche il secondo dei tre obiettivi del piano per il 2020, una quota di energia prodotta da fonti rinnovabili pari al 20% del consumo energetico complessivo dell’Unione, visto che nel 2019 è stato già raggiunto il 19,4%. Rischia invece di non essere conseguito in pieno il terzo obiettivo, l’unico ad essere “indicativo” e non obbligatorio: l’aumento del 20% dell’efficienza energetica.

Sono i dati che emergono dalla “Relazione annuale Ue sui progressi dell’azione per il clima” della Commissione europea, e dall’edizione 2020 del rapporto “Trends and Projections” dell’Agenzia europea dell’Ambiente di Copenaghen, con stime e previsioni riguardo al percorso verso gli obiettivi del piano 20-20-20, pubblicati entrambi oggi. Secondo l’Agenzia dell’Ambiente, il conseguimento dell’obiettivo 2020 per le emissioni è “il risultato di politiche climatiche efficaci attuate in tutta l’Ue e mostra che è chiaramente possibile raggiungere obiettivi di riduzione più ambiziosi entro il 2030, aprendo la strada a un’Ue ‘climaticamente neutra’ entro il 2050”.

La rapida decarbonizzazione del settore energetico dell’Ue ha portato a riduzioni importanti e sostenute delle emissioni nelle industrie dei settori coperti dal sistema europeo di scambio delle quote di emissioni (Ets, o “borsa delle emissioni”), rileva l’Agenzia. La Commissione sottolinea che proprio nel settore Ets, il calo delle emissioni dal 2018 al 2019 è stato del 9,1%, ed è principalmente attribuibile al settore elettrico (-15%), a causa della sostituzione di centrali a carbone con fonti rinnovabili e gas. Nella sola industria, invece, le emissioni sono calate del 2%. Nei settori non coperti dall’Ets (trasporti, edilizia, agricoltura e rifiuti) non ci sono stati cambiamenti significativi rispetto al 2018, nota ancora la Commissione.

L’Agenzia dell’Ambiente indica per nome i 12 paesi che nel 2019, secondo le stime preliminari, hanno presentato livelli di emissioni superiori ai loro obiettivi annuali: Austria, Belgio, Bulgaria, Cipro, Cechia, Estonia, Finlandia, Germania, Irlanda, Lussemburgo, Malta e Polonia. Per quanto riguarda le rinnovabili 2020 i dati preliminari dell’Agenzia suggeriscono che l’Ue a 27 nel 2019 ha raggiunto una quota totale di energia consumata da queste fonti rinnovabili pari al 19,4% nel 2019, ed è quindi “sulla buona strada per l’obiettivo 2020 di una quota minima del 20%”. Sono state soprattutto le quote di elettricità, riscaldamento e raffreddamento fornite dalle energie rinnovabili abbiano contribuito a raggiungere l’obiettivo generale dell’Ue.

Resta indietro, invece il settore dei trasporti, che dovrebbe raggiungere l’obiettivo del 10% del proprio fabbisogno fornito da fonti rinnovabili entro il 2020. Le stime dell’Agenzia per il 2019, inoltre, indicano che 14 Stati membri devono compiere ulteriori sforzi per conseguire i loro obiettivi nazionali nel campo delle rinnovabili: Austria, Belgio, Francia, Germania, Ungheria, Irlanda, Lussemburgo, Malta, Paesi Bassi, Polonia, Portogallo, Slovacchia, Slovenia e Spagna. Un serio rischio di non raggiungere l’obiettivo del 2020 l’Ue nel suo complesso lo sta correndo nel campo dell’efficienza energetica, dove gli sforzi in molti paesi “non sono stati sufficienti”, lamenta l’Aea. Secondo le sue stime, il consumo finale di energia nell’Ue a 27 si è stabilizzato nel 2019, ma solo nove Stati membri (Finlandia, Grecia, Italia, Lettonia, Paesi Bassi, Portogallo, Romania, Slovenia e Spagna) erano sulla buona strada per i rispettivi obiettivi finali di efficienza energetica. Tutti gli altri paesi dell’Ue devono fare di più per contenere la loro domanda nazionale di energia e raggiungere i loro obiettivi nazionali per il 2020.

L’Italia, come si vede, non figura fra i primi due gruppi di paesi che sono indietro rispetto ai loro obiettivi per la riduzione delle emissioni e per l’aumento della quota di rinnovabili, ed è invece nel gruppo di Stati membri “virtuosi” che sono in linea con l’obiettivo dell’efficienza energetica. Secondo l’Agenzia dell’Ambiente, “è probabile che la pandemia Covid-19 renderà gli obiettivi del 2020 più facili da raggiungere. Vi sono forti indicazioni, sebbene non ancora quantificate, che la recessione economica abbia ridotto drasticamente il consumo energetico complessivo e le emissioni di gas a effetto serra nel 2020, in particolare nel settore dei trasporti, con un probabile aumento della quota di energia consumata da fonti rinnovabili. L’impatto delle potenziali riduzioni correlate al Covid-19 – avverte però l’Aea – potrebbe essere di breve durata e le emissioni potrebbero rimbalzare quando le attività economiche torneranno ai livelli pre-Covid”.

L’Agenzia dell’Ambiente lancia poi un altro avvertimento: mentre appare molto probabile che gli obiettivi di riduzione delle emissioni del 2020 siano raggiunti e superati, “rimanere sulla buona strada per raggiungere gli obiettivi del 2030 e 2050 del richiederà sforzi sostenuti e a lungo termine”. Secondo l’Aea questi “ulteriori sforzi” sarebbero necessari già per il “vecchio” obiettivo del 40% al 2030, “e ancora di più se il livello di ambizione viene aumentato in linea con l’obiettivo della neutralità climatica dell’Ue entro il 2050″, come ha proposto di fare la Commissione con il nuovo obiettivo del 55% nel 2030”. Da questo punto di vista, “i pacchetti di misure di rilancio preparati a livello nazionale e a livello europeo offrono un’opportunità unica per indirizzare gli investimenti a breve e lungo termine verso attività pienamente compatibili con la neutralità climatica e gli obiettivi di sostenibilità dell’Europa”, conclude l’Agenzia dell’Ambiente. askanews

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