La Camera degli Stati Uniti, a maggioranza Repubblicana, ha approvato l’apertura formale di un’inchiesta per impeachment nei confronti di Joe Biden, motivata dagli affari all’estero del figlio di Biden, Hunter.
La risoluzione per formalizzare l’inchiesta di impeachment è stata approvata con 221 voti a favore e 212 voti contrari, rispettando i numeri dei due partiti. A favore hanno votato anche i Repubblicani più moderati. Anche se l’inchiesta molto difficilmente condurrà all’impeachment, osservano i media americani, il suo svolgimento durante il 2024 sicuramente complicherà la campagna elettorale per la rielezione di Biden. Alla vigilia dell’anno elettorale, i repubblicani aumentano così la pressione sulla famiglia Biden votando alla Camera una risoluzione per formalizzare la loro inchiesta d’impeachment contro il presidente e convocando il figlio Hunter per una testimonianza a porte chiuse.
Ma la giornata inizia subito con una sorpresa: poche ore prima del voto, il “first son” si presenta sulla gradinata di Capitol Hill e improvvisa una conferenza stampa dicendosi pronto a deporre solo pubblicamente, difendendo il padre e attaccando frontalmente i repubblicani. “Per sei anni sono stato il bersaglio dell’implacabile macchina d’attacco di Trump che gridava ‘Dov’è Hunter?’. Bene, ecco la mia risposta, sono qui”, ha esordito, contestando ai repubblicani di “non volere un processo aperto dove gli americani possano vedere le loro tattiche, svelare la loro inchiesta infondata o sentire cosa ho da dire”. Il suo timore è che possano “manipolare” la deposizione facendo trapelare le sue dichiarazioni in modo decontestualizzato.
Quindi è andato al cuore della faccenda: “Lasciatemi affermare nel modo più chiaro possibile che mio padre non è coinvolto finanziariamente nelle mie attività, né quando ero un avvocato né quando ero membro del consiglio d’amministrazione di Burisma (società energetica ucraina, ndr) né nella mia partnership con un uomo d’affari privato cinese né nei miei investimenti in Usa o all’estero, e certamente non nella mia veste di artista”. Infine ha ammesso i propri fallimenti personali e professionali ma ha precisato che non sono motivo per un impeachment, accusando i repubblicani di aver “ridicolizzato la mia lotta contro la tossicodipendenza, denigrato la mia guarigione e cercato di disumanizzarmi, il tutto per mettere in imbarazzo e danneggiare mio padre” e “trasformare in tenebre la luce del suo amore per me”.
“Si tratta di corruzione pubblica ai massimi livelli, ci sono prove serie”, gli ha risposto James Comer, presidente della commissione di sorveglianza della Camera, una delle tre che da un anno indaga su di lui e sul padre. “Non è il figlio del presidente a stabilire le regole”, ha aggiunto, definendo “inaccettabile” il rifiuto di HUnter di deporre a porte chiuse e minacciando una denuncia per oltraggio al Congresso. La difesa del “first son” ritiene che la citazione non sia valida perché l’inchiesta di impeachment non è mai stata formalizzata in aula. Ed è anche per questo che i repubblicani l’hanno messa ai voti, anche se finora non hanno scoperto alcuna “smoking gun”, una pistola fumante per accusare il presidente legandolo ai controversi affari all’estero del figlio.
L’obiettivo però è tenerlo alle corde per tutta la campagna elettorale con un’inchiesta che farà da contraltare ai processi di Donald Trump. E comprometterne politicamente la credibilità proiettando l’immagine di un presidente che non avrebbe detto sempre la verità e che comunque – quando era vicepresidente – avrebbe spalleggiato direttamente o indirettamente il figlio nel suo business. “Sono sempre rimasto estraneo agli affari di mio figlio e lui non ha mai fatto nulla di male”, ha detto in passato il commander in chief, prima che il procuratore speciale David Weiss incriminasse Hunter due volte, per il possesso illegale di una pistola e per aver evaso milioni di dollari di tasse spendendo invece somme astronomiche per escort, strip club, droga, abiti e auto di lusso. Accuse imbarazzanti per un presidente che ha fatto della stretta sulle armi e della lotta all’evasione fiscale due priorità della sua agenda.
Il capo della Casa Bianca, intanto, accelera nella raccolta fondi per la prossima campagna elettorale, raccogliendo oltre 15 milioni di dollari in un weekend attraverso eventi esclusivi nell’area di Los Angeles. La generosità dei ricchi donatori della zona ha contribuito a stabilire un record di raccolta fondi, con Biden che ha puntato sul contrastare Trump. Con incontri riservati e dichiarazioni dirette contro il suo rivale, il presidente ha espresso preoccupazione per la democrazia e ha avvertito sulle possibili conseguenze di una vittoria repubblicana. Questo segnala un cambio di strategia, data la flessione nei sondaggi e la sfida nel persuadere gli elettori sulle sue politiche economiche. La prossima campagna elettorale negli Stati Uniti si preannuncia come la più costosa della storia, con stime che prevedono una spesa di 16 miliardi di dollari in pubblicità politica, un aumento del 30% rispetto al 2020, secondo l’agenzia media GroupM citata su Axios.