Camera dei deputati, 94 anni fa il discorso di Matteotti. “Un eroe, nessuno ricorda nome e volto di chi l’ha ucciso”
La fondazione Nenni: “Solo chi ha paura di affrontare la realtà tappa la bocca del proprio avversario”. Il politico del Psu denunciò l’invalidità delle elezioni che avevano portato il listone fascista alla vittoria del 65% dei seggi
30 maggio 1924: “Ha chiesto di parlare l’onorevole Matteotti. Ne ha la facolta’”. Cosi’ il presidente della Camera dei Deputati Alfredo Rocco cedeva la parola a Giacomo Matteotti, deputato del Partito Socialista Unitario. Quel giorno avrebbe pronunciato il suo ultimo discorso in parlamento, denunciando l’invalidita’ delle elezioni politiche tenutesi l’aprile precedente che avevano portato il listone fascista alla vittoria del 65% dei seggi parlamentari. Qualche giorno dopo sarebbe stato rapito, il suo corpo trovato a Riano il 16 agosto successivo.
Le squadre fasciste impedirono fisicamente a svariate liste di opposizione di candidarsi
La storia e’ nota, come e’ noto che l’onorevole Matteotti e’ divenuto a ragione uno dei piu’ importanti simboli dell’antifascismo. L’Italia del 1924 – ricorda la Fondazione Nenni – era un luogo in cui pronunciare la verita’ in parlamento era un atto di coraggio. Tuttavia, se c’era una speranza per chi credeva nella liberta’, questa risiedeva nel lottare contro il degenerare della situazione. Le elezioni dell’aprile 1924 avevano mostrato la natura del fascismo, se questa non era già precedentemente risultata chiara. Presa del potere per via ufficiale da un lato, violenza dall’altro. Non l’assalto ai palazzi istituzionali, ma un’infiltrazione piu’ subdola tessendo alleanze con i centri di potere e instaurando paura nella coscienza dei suoi oppositori. Nello specifico caso delle elezioni di aprile le squadre fasciste impedirono fisicamente a svariate liste di opposizione di candidarsi e ad alcuni noti sostenitori delle sinistre di votare. Oltre a cio’, le elezioni erano regolate dalla legge elettorale nota come legge Acerbo, una proporzionale con voto di lista e premio di maggioranza che attribuiva il 65% al primo partito se questo avesse ottenuto il 25% dei voti.
“Ai candidati non fu lasciata nessuna libertà di esporre liberamente il loro pensiero in contraddittorio con quello del Governo fascista”
Tutto questo fu denunciato da Giacomo Matteotti novantaquattro anni fa. Non solo un atto di coraggio, ma una lucida analisi dei fatti, resa ancora piu’ complessa dalle numerose interruzioni cui questa fu soggetta. Egli stesso ha sottolineato piu’ volte l’intento di presentare i crudi fatti senza dare giudizi, misura ancora piu’ efficace laddove la gravita’ delle azioni dei fascisti si commentava da sola: “Giacomo Matteotti: Mi limito, dico, alla nuda e cruda esposizione di alcuni fatti. Ma se per tale forma di esposizione domando il compatimento dell’Assemblea (Rumori) non comprendo come i fatti senza aggettivi e senza ingiurie possano sollevare urla e rumori. Dicevo dunque che ai candidati non fu lasciata nessuna liberta’ di esporre liberamente il loro pensiero in contraddittorio con quello del Governo fascista e accennavo al fatto dell’onorevole Gonzales, accennavo al fatto dell’onorevole Bentini a Napoli, alla conferenza che doveva tenere il capo dell’opposizione costituzionale, l’onorevole Amendola 8, e che fu impedita (Oh, oh! – Rumori) Voci: a destra: “Ma che costituzionale! Sovversivo come voi! Siete d’accordo tutti!”.
“Matteotti oggi è un eroe, nessuno ricorda nome e volto di chi l’ha ucciso”
Pur riportando nomi ed esempi concreti in cui le bande fasciste impedirono con la violenza il corretto svolgimento della campagna elettorale, della procedura di candidatura delle liste e del voto stesso, Matteotti fu barbaramente contestato. Dall’aula parlamentare arrivavano continuamente negazioni, offese, provocazioni. Risposte da talk show di basso livello, dove pero’ la posta in gioco era la liberta’ di un paese. Se Matteotti davvero – conclude la Fondazione Nenni – avesse davvero inventato quanto denunciato probabilmente non avremmo conosciuto la dittatura e lui non sarebbe stato eliminato. Uccidendolo hanno solo confermato cio’ che era gia’ evidente. Solo chi ha paura di affrontare la realta’ tappa la bocca del proprio avversario. Per quanto possa valere, Matteotti oggi e’ un eroe, nessuno ricorda nome e volto di chi l’ha ucciso, se non quelli della dittatura, che viene qui ricordata solo per esprimere disgusto.[irp]