“Torno a fare il magistrato, in Anac esperienza entusiasmante ma ormai conclusa”. Si intitola così la lettera pubblicata dal presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione Raffaele Cantone sul sito dell’Autorità, in cui annuncia le dimissioni dopo averle comunicate al presidente della Repubblica Sergio Mattarella e al premier Giuseppe Conte. Cantone spiega di aver sempre ritenuto il mandato “una parentesi” e “dopo oltre cinque anni”, scrive, “sento che un ciclo si è definitivamente concluso, anche per il manifestarsi di un diverso approccio culturale nei confronti dell’Anac e del suo ruolo”.
Il suo incarico all’Anac, iniziato nel marzo del 2014, quando Matteo Renzi lo chiamo’ a dirigere l’Autorita’ anticorruzione, sarebbe scaduto nel prossimo aprile, ma Raffaele Cantone ha deciso di lasciare con diversi mesi di anticipo: torna a vestire la toga, in Cassazione, in attesa anche che il Csm valuti le sue domande, presentate lo scorso febbraio, per guidare un ufficio giudiziario quale la procura di Perugia, quella di Torre Annunziata o di Frosinone. In magistratura dal ’91, come pm a Napoli Cantone e’ stato tra le toghe impegnate nella lotta al clan dei Casalesi con il processo ‘Spartacus’. Per questo, vive sotto scorta dal 2003, dopo che gli investigatori scoprirono un progetto di attentato nei suoi confronti proprio da parte del clan. Nel 2007 e’ entrato all’ufficio del Massimario della Cassazione, dove intende ora tornare, come ha chiesto nell’istanza di rientro in ruolo depositata questa mattina a Palazzo dei Marescialli. Nella lettera resa pubblica oggi – ma la sua decisione era stata gia’ comunicata alle piu’ alte cariche istituzionali – Cantone fa riferimento al “momento difficile per la vita della magistratura”, dopo lo scandalo emerso dall’inchiesta di Perugia, e “assistere a quanto sta accadendo, senza poter partecipare concretamente al dibattito interno – scrive – mi appare una insopportabile limitazione”.
Dunque nel futuro c’e’ la magistratura, che, dice, “ho sempre considerato la mia casa”, nonostante gli attriti del passato con l’Anm, sia con l’ex presidente Piercamillo Davigo (numerosi botta e risposta a distanza tra i due, quando l’ex pm di Mani Pulite guido’ il sindacato delle toghe tra il 2016 e il 2017), sia con la Giunta Sabelli-Carbone: nell’ottobre 2015, Cantone affermo’ in un’intervista addirittura di riflettere su una sua possibile uscita dall’Anm, dopo polemiche, poi rientrate, che da tempo lo vedevano opposto ai vertici dell’Associazione. Oggi, pero’, il ‘nodo’ delle sue decisioni e’ evidentemente tutto politico: “Un ciclo – spiega Cantone – si e’ definitivamente concluso, anche per il manifestarsi di un diverso approccio culturale nei confronti dell’Anac e del suo ruolo”. E alla mente non possono non tornare i rapporti con l’attuale governo: come dimenticare, infatti, il ‘gelo’, poi rientrato anche questo, con l’esecutivo Conte nei primissimi giorni di governo, dopo le parole del premier, durante il voto di fiducia alla Camera (“In questo momento non abbiamo dall’Anac i risultati che ci attendevamo, forse abbiamo investito troppo”) e, da ultimo, le nette critiche del capo dell’Anticorruzione sul decreto Sblocca-cantieri.
“Sono grato dell’eccezionale occasione che mi e’ stata concessa ma credo sia giusto rientrare in ruolo in un momento cosi’ difficile per la vita della magistratura – prosegue Cantone -. Assistere a quanto sta accadendo senza poter partecipare concretamente al dibattito interno mi appare una insopportabile limitazione, simile a quella di un giocatore costretto ad assistere dagli spalti a un incontro decisivo: la mia indole mi impedisce di restare uno spettatore passivo, ancorche’ partecipe. Lascio la presidenza dell’Anac con la consapevolezza che dal 2014 il nostro Paese ha compiuto grandi passi avanti nel campo della prevenzione della corruzione, tanto da essere divenuta un modello di riferimento all’estero. La stessa Autorita’ nazionale anticorruzione, istituita sull’onda di scandali ed emergenze, rappresenta oggi un patrimonio del Paese. Sono circostanze che dovrebbero rappresentare motivo di orgoglio per l’Italia, invece sono spesso poco riconosciute come meriterebbero”. Adesso, dunque, non resta che attendere il voto del plenum del Csm sul ritorno in toga di Cantone, e la scelta, da parte di Palazzo Chigi, del suo successore alla guida dell’Anac.