Caos Fi dopo debacle, Cav finisce sotto accusa (e si infuria)

di Barbara Acquaviti

Questa volta nemmeno le celebri letture dei dati di Denis Verdini possono fare il miracolo di camuffare la sconfitta. Percentuali e numeri di voti assoluti sono impietosi. Le elezioni regionali in Emilia Romagna e Calabria per Forza Italia si traducono in una debacle: 8,36% da una parte e 12,30% dall’altra, circa 200 mila voti in totale. E, soprattutto, la Lega che vola oltre il doppio dei consensi. Certo, la sconfitta era messa in conto ma vedere il dato li’, nero su bianco e per giunta di quelle dimensioni, fa un certo effetto. E lo fa soprattutto su chi da tempo coltivava un forte malessere nei confronti della linea politica del partito e di una classe dirigente fatta di “fedelissimi” scelti dall’alto. Non regge nemmeno la pax siglata (peraltro a fatica) con Raffaele Fitto. Anzi, e’ proprio l’europarlamentare a portare avanti l’attacco che manda su tutte le furie il Cav.

L’esito della tornata elettorale – scrive il parlamentare pugliese sul suo blog – e’ “disastroso”, ora e’ necessario un “azzeramento della classe dirigente”. E giu’ a seguire, un profluvio di dichiarazioni dello stesso tenore da parte dei parlamentari a lui vicini. Parole che – spiegano uomini vicini a Berlusconi – l’eurodeputato “si poteva risparmiare, visto il momento difficile”. Ancora di piu’, nello sfogo dell’ex premier si sarebbero affacciate accuse di “ingratitudine”. Perché e’ vero che la leadership non viene messa in discussione, ma lo e’ altrettanto il fatto che mai finora le scelte del Capo erano finite cosi’ esplicitamente sotto accusa.

Anche questo, dopo l’affondo magari un po’ piu’ naif di Maurizio Bianconi seguito all’incontro con i giovani a villa Gernetto, puo’ essere considerato come un segnale che qualcosa e’ cambiato. D’altra parte, dopo essere stato a un passo dal cacciarlo dal partito, l’ex premier aveva deciso di seguire con Fitto la strada della pacificazione attraverso un pranzo chiarificatore che sembrava aver messo la sordina alla fronda. E ora – viene spiegato – quello dell’europarlamentare gli sembra un attacco che fa esacerbare gli animi invece di contribuire a quella unita’ che, come da copione, e’ diventata parola chiave di queste ore. Lo stesso incontro tra i due previsto per la scorsa settimana, poi rinviato causa uveite, sembra essere ora uscito dall’agenda del leader azzurro. Si vedra’ nelle prossime ore se a prevalere sara’ l’irritazione o la “ragion di Stato”. I commenti dell’establishment non sono a pioggia come quelli dei malpancisti, anzi. Ma il tentativo di mettere la sordina e’ evidente.

“Il risultato di queste elezioni – dice Mariastella Gelmini (foto) – e’ negativo e nessuno e’ cosi’ stupido da minimizzarlo” ma non e’ il momento delle divisioni e la strategia deve essere quella di enfatizzare “la vocazione liberale e anti-tasse”. Resta poi ovviamente il tema del rapporto con la Lega. Berlusconi non e’ rimasto sorpreso dall’exploit, sa che Salvini e’ – parole sue – un “demagogo da guardare con attenzione”, cosi’ come sapeva dalla vigilia che il terreno su cui il Carroccio puo’ muoversi – non dovendo difendere alcun patto del Nazareno – era molto piu’ ampio. L’unica via d’uscita sembra essere quella di continuare a parlare di riaggregazione del centrodestra. Ma ora Forza Italia e’ piu’ debole nei confronti dei potenziali alleati, compresa l’Ncd che almeno in Calabria e’ riuscita a superare la soglia (psicologica e non solo) dell’8%.

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