Riaprire sì, ma come? Le decisioni del Governo in merito alla riapertura di bar, ristoranti e agriturismi non convincono i ristoratori e i rappresentanti di categoria che, più che sulla notizia della riapertura a partire dal 26 maggio, ragionano sul come si riaprirà. Ovvero sui tanti, a loro dire troppi, paletti imposti dal Governo. Oggi i ristoratori aderenti a Tni Italia hanno bloccato l’autostrada A1 all’altezza di Incisa dopo avere lanciato in rete un hashtag, #blocchiamolitalia. E se fino alla scorsa settimana protestavano chiedendo di riaprire per potere lavorare, oggi protestano sulla base di 10 richieste precise che possano garantire la categoria.
In primis, il no a quasi tutti i paletti posti dal Governo: no al coprifuoco, no al distanziamento di 2 metri, no all’apertura solo per i locali che abbiano spazi esterni. In effetti, il paletto sugli spazi esterni, i cosiddetti ‘dehors’, è molto penalizzante. Secondo i dati di Fipe-Confcommercio, fare riaprire solo quelle attività che hanno i tavolini all`esterno, significa di fatto prolungare il lockdown per oltre 116mila pubblici esercizi. Il 46,6% dei bar e dei ristoranti italiani, infatti, non è dotato di spazi all`aperto e questa percentuale si impenna nei centri storici delle città, nei quali vigono regole molto stringenti. Per aiutare bar e ristoranti Fipe ha scritto ad Anci, l`associazione nazionale dei Comuni, chiedendo di “spingere i sindaci a concedere il maggior numero di spazi esterni extra, in via del tutto eccezionale e provvisoria, agli esercizi che in questo momento ne sono sprovvisti”, laddove possibile.
Lino Stoppani, presidente Fipe, ad Askanews ha spiegato che le riaperture sono comunque “un segnale di discontinuità rispetto al sistema delle chiusure, che dà prospettiva e fiducia al settore”, ma ha anche sottolineato che “è necessario prevedere aiuti per chi è costretto a restare chiuso”. Definendo “inaccettabili” proteste come quella di oggi, Stoppani ha sottolineato che, tra i 40 miliardi previsti dal Governo con il nuovo scostamento di bilancio per sostenere l’economia e i settori più colpiti, ci si aspetta che “la ristorazione e i pubblici esercizi possano avere una dotazione economica e misure emergenziali in termini di contributi a fondo perduto, interventi sulla liquidità, sulle locazioni commerciali e sulle moratorie fiscali che possano consentire di andare avanti in attesa di tempi migliori”.
Insomma, una riapertura selettiva, basata sulla presenza o meno di spazi esterni, che ingenererebbe una sorta di concorrenza sleale tra chi ha un dehor e chi non ce l’ha, continuando a penalizzare quasi il 50% della categoria. “Non esistono ristoranti, bar, pub e pizzerie di serie A e di serie B – spiega Paolo Bianchini, presidente di Mio Italia, il Movimento imprese ospitalità sceso più volte in piazza nei giorni scorsi a Roma – Non è quindi immaginabile lasciare chiusi i locali che non possono contare su spazi all`aria aperta, esasperando e spaccando un settore sfiancato da 13 mesi durissimi”. Tra l’altro, spiegano i ristoratori, la vita non è semplice neanche per chi gli spazi esterni li ha, perché aprire solo fuori vuol dire essere completamente in balia del meteo. Non potere gestire le prenotazioni ricorrendo allo spazio interno se dovesse piovere o fare freddo significherebbe non potersi organizzare, anche a livello di fornitura di materie prime. Il coprifuoco alle 22, invece, spiega Pasquale Naccari di Tni Italia, “non permette di organizzare il turno serale, perché a che ora dovrebbe venire a mangiare la gente?”. Un turno che vale la maggior parte del fatturato di ristoranti e bar.
Tra le richieste dei ristoratori l’anticipo della riapertura al 25 aprile, “a pranzo e a cena sia dentro che fuori i locali”, visto che si tratta di un giorno festivo che potrebbe dare una grande mano ai fatturati dei locali. Ancora, no al pagamento effettuato esclusivamente per via elettronica (Pos o carte di credito) e no al pass vaccinale. I ristoratori chiedono anche tavoli riservati anche ai frequentatori abituali, non più solo congiunti, oltre ad avanzare delle richieste di ristori: voucher emergenziali, esonero della richiesta del Durc, moratoria della legge Bersani fino al 2023 e abolizione del tetto del 30% per gli indennizzi. Oltra a chiedere la garanzia che non ci saranno mai più chiusure per una categoria già fin troppo provata.
Intanto, il Trentino oggi ha anticipato il resto d’Italia, visto che il presidente della Provincia, Maurizio Fugatti, con una ordinanza ha concesso ai 3.000 bar, ristoranti, pizzerie e agriturismi trentini di riaprire già da oggi, solo negli spazi aperti e fino alle 18 in tutta la provincia. Il decreto del Governo deve ancora arrivare e, secondo quanto annunciato, a partire dal 26 aprile e per tutto il mese di maggio, dovrebbero riaprire in zona gialla ristoranti, pizzerie e bar con un servizio all’esterno che rispetti la distanza di un metro tra i tavoli, indicando il numero massimo di posti a sedere, rispettando le norme anti contagio (mascherina per tutto il personale, sanificazione al termine di ogni servizio al tavolo, misurazione della temperatura all’ingresso) e un massimo di 4 persone al tavolo, favorendo l’accesso tramite prenotazione. Oggi il presidente della Conferenza delle Regioni, Massimiliano Fedriga, ha aperto qualche spiraglio alle richieste dei ristoratori dicendo che “nelle prossime settimane si potrà ragionare sull’ampliare l’orario del coprifuoco ma dobbiamo fare un passo alla volta”. askanews